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Diario di uno scandalo

Regia di Richard Eyre vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Diario di uno scandalo

di zombi
8 stelle

credo sinceramente di aver vissuto anche io una barbara all'epoca della naja. lui si chiamava A e ne ero, si potrebbe dire, innamorato. eravamo spesso insieme anche perchè le costrizioni e i cancelli della naja lavoravano in mio favore. ma poi l'eterosessualità ha fatto si che lo odiassi per il fatto che lui non mi amasse e quindi diventavo cattivo, a volte crudele. e cosa ci si vuol fare, c'est la vie. ha ragione il bocchi quando parla di horror(anche se non ha ragione su intrigo a berlino). l'agire di barbara ricorda quello di serial killer che raccoglie indizi, raccoglie prove e oggetti che le facciano pensare di avere sheba. è talmente convinta di non poterla avere come amica(anche perchè lei vuole solo qualcosa in più)che deve premunirsi procurandosi qualcosa di suo per colpirla in caso di bisogno. mi è piaciuta molto la scena quando barbara osserva sheba da appena dietro coccolarsi i capelli per poi lasciarne cadere uno dalle dita. barbara lo raccoglie dal proprio pantaloni e se lo passa tra le dita, soppesandolo, valutandolo, possedendolo. ma un capello è ben poca cosa in confronto ad uno scandalo che può tenerla legata a sè. sheba è felice ma non contenta. irrequeita come lo era in gioventù, bellissima dark fan di sioxie & the banshees. consapevole di ciò che avrebbe voluto e di ciò che invece ha ottenuto, non può sottrarsi ad una relazione con un alunno. è la libertà, stupenda, fresca, disgraziata e rischiosa libertà. fare l'amore su di una giubbino tra vagoni abbandonati su rotaie. succhiare il membro al giovanissimo amante mentre la recita scolastica si sta svolgendo. sheba è quel sorriso beato e quella rilassatezza del dopo coito, mentre si stiracchia e si rilassa dopo aver tenuto in bocca il suo cazzo. inconsciente, irresponsabile, senza dover pensare alle conseguenze. ma niente è gratis. il conto viene presentato in versione scandalo. tutto il resto viene rovinato in un batter di ciglia. le famiglie, la scuola, l'opinione pubblica sconquassata da questa troia che si fotte l'alunno. c'è una realtà, esiste. purtroppo o per fortuna. almeno il "ragazzino" non è stato traumatizzato da un abuso e la proferossa non è stata violentata. era una storia, bella per quello che era. un'avventura! certo chi la dall'altra parte non la pensa allo stesso modo. barbara si sente tradita, violata, abbandonata per la seconda volta. occorre il pugno di ferro. rimettere le cose al posto che lei vuole con la minaccia velata da altruismo e sennò passare al manganello del ricatto e se questo non dovesse funzionare allo sparo della delazione per deroga. l'orrore del mondo di barbara non avrà mai fine se non con la sua morte, in quanto lei origine del male. il regista ci accompagna per mano in questa favola grigia, saldamente senza permetterci di voltare la faccia o chiudere gli occhi. è così e adesso guardi. philip glass lo asseconda dicendoci che doveva solo obbedire ad ordini da contratto e gli attori non mentono perchè straordinariamente bravi. alla fine non c'è quella sgradevole sensazione di ansia. barbara ripeterà esattamente quello che ha appena finito di fare in un cerchio che si chiuderà quando esalerà l'ultimo respiro. che pena

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