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Ratatouille

Regia di Brad Bird, Jan Pinkava vedi scheda film

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La recensione su Ratatouille

di ohdaesoo
9 stelle

Quando ho visto per l'ennesima volta Ego assaggiare la ratatouille, trasposizione, se ne esiste una nel cinema, 
della madeleine proustiana, quando l'ho visto assaggiarla, tornare indietro al bambino che fu e poi ritornare ancora all'uomo che è, quando ho visto cadere quella penna a terra ho capito due cose.
La prima, banale, è che Ratatouille è un autentico capolavoro.
La seconda sensazione/rivelazione, questa sì più intensa ed elaborata è che la Pixar arriva a queste punte straordinarie di emozione in un modo così semplice, sobrio, essenziale da rasentare la perfezione.
Questo ho capito, la Pixar ti arriva al cuore per sottrazione.
Quel flashback di 10 secondi poteva essere di un minuto buono, qualcuno avrebbe inserito un dialogo tra il bimbo e la madre, avrebbe allungato la sequenza facendo ripulire il piatto, avrebbe aggiunto lacrime al personaggio. La Pixar asciuga tutto, anche quelle lacrime eventuali, è essenziale. Assaggio, occhi sgranati, flashback indietro, la mamma gli porta il piatto, assaggio nel passato, stessi occhi sgranati, ritorno nel presente.
L'essenzialità della perfezione.
E questo ho capito, la Pixar quando raggiunge questi livelli usa sempre questo metodo, sempre.
Aggiunge emozioni sottraendo, asciugando, mostrando il minimo.
Le mani di Wall-e e Eve che si toccano.
I giocattoli che si prendono per mano nella discarica di Toy Story 3.
Le brevissime scenette di vita vissuta in Up.
La bimba che non trova Sully nella sua stanza in Monsters & Co.
Non c'è mai una sequenza che ricerca le lacrime facili costruendo chissà che, non ci sono scene madri elaborate, non c'è mai pacchianeria, retorica, architettura di emozioni.
C'è sempre una semplicità, una poesia, un esser piccoli pazzesca. Come dicevo, un'essenzialità unica.
Poi si fa caciara nelle scene divertenti, in quelle avventurose, in quelle dinamiche, lì sì che tutto straborda e che si esagera. Ma perchè è giusto così.
Il cuore però te lo toccano a voce bassa, accarezzandoti.
Che poi Ratatouille è praticamente perfetto in tutto, non ha i tremendi cali di qualità tra primo e secondo tempo di Wall-E e Up ad esempio (il primo tempo di Wall-E per me è il massimo dell'animazione non nipponica di sempre), non ha momenti di stanca, non ha personaggi inutili.
E' divertente, interessante, malinconico, poetico, pieno di personaggi riuscitissimi.
Ma ormai sto post non è riuscito a parlare come meriterebbe di Rataouille e adesso non c'è più tempo.
E allora meglio parlare del secondo segreto della Pixar.
Quello del fallimento.
La Pixar, o alameno quella più lontana possibile dalla Disney, non parla di per sempre felici e contenti, non crea finali che coronano i sogni dei protagonisti. Insomma, fuori da principesse varie, la Pixar sa cos'è il fallimento del sogno.
Quello che fa chiudere il ristorante a Linguini.
Quello che non rende importante la casa sulle cascate Paradiso ma altro che verrà poi.
Quello dei giocattoli che lasciano per sempre Andy.
Quello di Wazowski che vede frantumarsi tutti i suoi sogni di diventare Spaventatore.
Non c'è mai il gran finale, mai.
Ma la trattoria di Linguini, le ultime foto di Carl sull'album, il cuore di Andy nel regalare quei giocattoli a quella bimba e l'amicizia di Sully e Wazowski ci danno tutti un unico e magnifico insegnamento.
Non vedere realizzati i nostri grandi sogni non ci rende piccola la vita.
Ma è vedere realizzati quelli piccoli che ce la rende grande.

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