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Blood Diamond. Diamanti di sangue

Regia di Edward Zwick vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Blood Diamond. Diamanti di sangue

di Genga009
6 stelle

Edward Zwick decide di sviluppare una storia che narra, da diversi punti di vista, il terribile conflitto che negli anni Novanta ha distrutto la Sierra Leone per ragioni socio-politiche legate strettamente al commercio dei diamanti. Un'economia sporca e colma di supplizi che hanno patito in modo straziante le popolazioni africane, vittime di mercenari al soldo di trafficanti di cristalli e di armi. Armi che hanno impugnato anche bambini e che sono state utilizzate per compiere stragi e rastrellamenti lungo i pacifici villaggi della Sierra Leone. La pazzia, la deumanizzazione ha guidato questi sicari creando veri e propri campi di lavoro, dove o si scavava o si veniva mutilati e dove ogni diritto umano e forma di libertà fisica e psicologica erano state cancellate. Questo massacro, durato per ben due lustri, è costato la vita a 50.000 persone ed è stato guidato dalla febbre dei diamanti per conto di società sudafricane, legate a loro volta a imprese olandesi, che hanno spremuto le terre della regione della Guinea per riscuotere da essa più ricchezza possibile, cercando di insabbiare le atrocità legate al suo sfruttamento. La storia di questa guerra civile, in ogni caso, è molto più complessa di quanto proponga il lungomentraggio, eppure nel film gli argomenti sono trattati in modo diretto e piuttosto preciso anche se incompleto: lo schifoso legame ai limiti dello schiavismo che lega ormai da secoli l'Africa alle potenze occidentali, il sistema corrotto di queste ultime a dispetto dei trattati internazionali firmati però da esse con tanto orgoglio, la raccapricciante realtà dei bambini soldato e della loro ricostruzione psicologica, le atrocità che da sempre si commettono nelle nazioni africane e a cui mai viene data la dovuta importanza e libertà d'informazione.

 

This Is Africa!

 

 

 

 

Blood diamond presenta diversi punti deboli a livello di scrittura molto gravi dal punto di vista etico, che non rendono sempre giustizia al soggetto su cui è basata la sua trama: essendo un prodotto come Hollywood comanda, a parte la storia d'amore forzata che non porta a nulla, soffre di un finale eroico buonista e insulso, dove si proclama eroe chi per tre quarti del lungometraggio ha fatto il contrabbandiere egoista bastardo e dove si applaude un povero, fortunato uomo che non si è mai arreso ed è riuscito a fuggire con la famiglia dall'inferno che era diventata la sua Nazione, quasi come a dire: << Ok, la guerra c'è ancora ma è tutto finito, il protagonista ce l'ha fatta, grazie e alla prossima! >>. E le altre decine di migliaia di persone, i campi profughi e i bambini soldato? Quattro righe buttate lì prima dei titoli di coda bastano e avanzano per descrivere un decennio di conflitti.

Troppo facile raccontare la storia di Solomon e basta, senza porre un minimo lo spettatore davanti ad una critica verso la guerra. No, solo fatti e date, così da far pensare a chi non si vuole informare che la pace in Sierra Leone si sia raggiunta realmente, magari grazie agli Stati Uniti d'America, perfetto! Questa debolezza, che svaluta l'opera da racconto realistico a fasullo e finto di una storia intrisa di sangue per cause prettamente commerciali, spesso si riscontra nel cinema americano condotto da Spielberg&friends. A parte la sceneggiatura, che, quindi, punta più sul fattore ipocrita dell'emozione che su quello schietto dell'analisi e dell'opinione, questo film appare concettualmente potente, con ottime interpretazioni di Leonardo Di Caprio, di Djmon Hounsou e di Jennifer Connelly e con la migliore colonna sonora composta da James Newton Howard fino ad oggi: un componimento sublime che trasporta tutta l'emozione e l'angoscia del lungometraggio nell'animo di chi guarda l'opera.

 

 

 

 

In sintesi, notevole prova di audacia e di capacità tecniche di Edward Zwick, che dimostra ancora una volta di essere un abile sfruttaore di realtà drammatiche vissute da Paesi e culture differenti da quella occidentale. Questo certamente non gli fa onore, tuttavia, come per L'ultimo Samurai, è molto apprezzabile il fatto che riporti a galla alcune delle pagine più oscure ed ignorate della storia contemporanea. Una delle americanate più belle e più impegnate che abbia mai visto.

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