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L'arte del sogno

Regia di Michel Gondry vedi scheda film

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La recensione su L'arte del sogno

di FilmTv Rivista
8 stelle

C'è un ragazzo messicano, Stéphane, che fa il disegnatore e ha appena creato un calendario con le illustrazioni degli eventi più traumatici di ogni mese rimasti impressi nella memoria collettiva. I disegni sono fantasiosi e drammatici ma il calendario, è ovvio, non trova editori disposti a pubblicarlo. Il ragazzo ritorna a Parigi, chiamato dalla madre con il pretesto di un lavoro creativo (che in realtà non lo è). E c'è una ragazza, Stéphanie, sua vicina di casa, con la quale condivide nella vita reale incontri casuali e maldestri, sempre sbagliati, e invece, nel sogno, un fantastico percorso onirico comune e una enorme affinità. La ragazza fa oggetti di feltro, di pezza, di carta, un elefante, un cavallo, una macchina per scrivere, un paio di scarpe, «oggetti imperfetti e amichevoli», ideali per vivere di vita propria nel sogno incessante di Stéphane, la Stéphane Tv che si anima ogni notte da un micro-studio giocattolo insonorizzato con i cartoni delle uova. L'andirivieni è continuo, in questo L?arte del sogno (ma in originale è The Science of Sleep, la scienza del sonno), scritto e diretto da Michel Gondry, su un'idea maturata anni fa, prima di Se mi lasci ti cancello. Ci sono molte affinità tra i due film, entrambi poemi sull'amore concretamente impossibile e psichicamente irrefrenabile e interminabile: la sovrapposizione continua del piano fantastico e di quello reale, la maliconia che segna le quotidiane occasioni mancate, le incomprensioni, le banalità, la tenerezza delle due menti che si incontrano. Né con te né senza di te, ma fuori di melodramma, in una struggente impossibilità amorosa che si colora di surrealismo e di amara commedia truffautiana. Percorso di ragni neri che si trasformano di volta in volta in rasoi elettrici o macchine per scrivere, di mantidi che combattono contro tartarughe argentate, di gattini impellicciati ch suonano in un complessino, di nuotate contro lo skyline disegnato della città, L'arte del sogno vive sospeso in un'atmosfera "artigianale", ben riprodotta dalla tecnica d'animazione che rifiuta la perfezione digitale ed elettronica. Un film felice sull'infelicità e su quello che si affolla intorno a noi quando stiamo per addormentarci: secondo la ricetta di Stéphane, pensieri casuali, ricordi della giornata e del passato, amore, relazioni, canzoni ascoltate quel giorno. La stoffa di cui son fatti i sogni.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 4 del 2007

Autore: Emanuela Martini

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