Regia di Sylvester Stallone vedi scheda film
In genere i seguiti sono sempre inferiori agli originali e spesso sono dettati da esigenze puramente commerciali. Ebbene Rocky è arrivato al sesto episodio e per certi versi è persino superiore al primo episodio risalente ormai al 1976. Sylvester Stallone, reduce da decine di film dozzinali spesso fallimentari e anche da alcuni lifting, ha deciso di scrivere, dirigere e interpretare l’ultimo capitolo della leggendaria saga. Tutti erano pronti a spernacchiarlo (anche in America) e si sono dovuti ricredere, in primis Stallone prende come modello proprio il primo episodio, quello più umile più crepuscolare più bello in sostanza e il film ci guadagna in qualità. Sly mescola sapientemente valori come l’amicizia e il rispetto reciproco, voglia di riscatto e amori proletari, ma anche nostalgia per la defunta moglie Adriana (qui Stallone incassato il rifiuto di Talia Shire ha fatto di necessità virtù) e riprende le celeberrime musiche di Bill Conti sulle immagini della preparazione all’incontro. La conclusione invece, concentrata sul match, è un dichiarato omaggio a tutti gli altri Rocky, quelli delle sfide lunghe ed estenuanti, dei cazzotti clinicamente insostenibili e inverosimili ma assolutamente necessari al successo planetario del mito Rocky. L’unica cosa che manca alla quadratura perfetta del cerchio è l’urlo finale “Adrianaaa!!!”.
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