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Apocalypto

Regia di Mel Gibson vedi scheda film

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La recensione su Apocalypto

di fayValentine
9 stelle

Se film come "Il cavallo di Torino" di Bela Tarr rappresentano l'esatta traspozione del Verismo verghiano (o se preferite del Naturalismo di Zola) in chiave cinematografica, possiamo dire che Mel Gibson ha sdoganato il Verismo d'azione ad Hollywood! 

Rispetto a "La Passione di Cristo", a rendere totalmente crudo "Apocalypto" è l'assenza della Fiducia nel genere umano, che non poteva mancare nel primo film. Non a caso il successivo si chiama Apocalypto, come una sorte di resa dei conti biblica, ma senza Dio! Gli uomini, in questo film, sono abbandonati a loro stessi, preda di leggi darwiniane che premiano il più forte (con tutto quello che implica essere "forti" tra creature dotate di coscienza). Il protagonista imparerà a sue spese a non aspettarsi nulla di buono o quasi dai suoi "fratelli" umani e ritroverà l'energia per andare avanti in se stesso e nella foresta, sua madre, come in un auspicato ritorno allo stato di Natura in stile Rousseau. Tutta la vicenda è narrata con artificioso distacco emotivo da parte del regista, che gioca sull'ostentazione visiva di quanto sia spietata la Vita: violenza, sangue, pustole, crudeltà, schiavitù, chi ha tutto il potere, chi non ha nulla, il ciclo inesorabilmente iniquo dell'Esistenza. Siamo nel 1492, eppure in America sembra di essere ancora ai barbari primordi del mondo, spaventosi ma governati da un fascinoso intuito animale e dalla "realtà aumentata" che Gibson porta in scena anche grazie all'uso delle lingue originali. All'arrivo delle navi spagnole, sulla curiosità di omerica memoria prevarrà la saggezza dell'istinto di sopravvivenza, conquistato duramente dal protagonista: "Torniamo nella foresta a cercare un nuovo inizio". Ognuno per se e...dio per tutti?

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