Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Boldi lascia De Sica e si rimette nelle mani dei Vanzina Brothers. Il risultato si chiama Olé, un filmaccio di serie zeta, che nemmeno i purtroppo numerosi adepti del marcogiustismo si spera abbiano il coraggio di salvare in corner. Il canovaccio è quanto di più scontato e già visto si possa vedere e immaginare: una scolaresca in gita, un paese come la Spagna in veste di esotico sfondo, e una serie di sketch spuntati, stanchi e senza ritmo che dovrebbero sollazzare il pubblico natalizio in crisi d'astinenza dolciaria. Dispiace che Boldi si getti via in questo modo, tra obblighi pubblicitari (il product placement qui è davvero senza vergogna: Massimo, a un certo punto, recita persino lo slogan della Vodafone: «Life Is Now»...) e scene rubate al repertorio di Steno e di tutto quanto non fa più spettacolo da lustri. Il Vanzina sceneggiatore cita e ricita (c'è persino il "remake" in versione iberica del celebre tormentone del "fischio senza fiasco" di Proietti in Febbre da cavallo), il Vanzina regista sbaglia tempi e montaggi, e i comprimari si perdono in un vuoto pneumatico che lascia attoniti. Tra uno svogliato Salemme, una Francesca Lodo che non azzecca un'espressione, una Natalia Estrada anonima e un Enzo Salvi costretto alla volgarità a gettone, c'è persino Daryl Hannah, devastata dal lifting e da un ruolo imbarazzante.
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