Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Max (Crowe), uno spregiudicato broker inglese, ha appena ereditato dall’amato zio (Finney) una splendida, sebbene un po’ ammuffita, tenuta in Francia dove si produce anche del vino. Determinato a venderla in fretta e furia per rastrellare altro denaro – attività che lo ha messo in condizione di non avere neppure più un contatto telefonico col suo avo per ben dieci anni – ha poi un immancabile ripensamento quando viene folgorato dalla bellezza di una cameriera locale (Cotillard).
Tratto dal libro di Peter Mayle, Un’ottima annata è uno dei più insulsi film di Scott, un pasticcio che – senza la minima dose di ironia – mette in scena la resipiscenza di un individuo imbroglione e inaffidabile, infilando nella storia personaggi con mera funzione ornamentale. Non bastano le smorfie di Crowe, con quel suo sguardo sornione e ammiccante, a tenere in piedi un’opera che fa acqua da tutte le parti. Il problema è che Ridley Scott, regista epico e gladiatorio, si avventura qui nei territori della commedia sentimentale come un centurione al mercato contadino. Il tono, che vorrebbe essere leggero e scanzonato, si affloscia come un soufflé dimenticato nel forno, e la redenzione dell’avidissimo Max per opera del sole provenzale sa più di cliché pubblicitario che di narrazione. Il vino, presente ovunque, pare versato più per necessità estetica che simbolica: una cartolina patinata travestita da parabola morale. E anche il titolo, Un’ottima annata, sembra più un augurio ironico al pubblico che un bilancio artistico.
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