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Le vergini cavalcano la morte

Regia di Jorge Grau vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le vergini cavalcano la morte

di zombi
7 stelle

il fantasma di un nome; la debolezza umana; il potere cieco; il sangue innocente; l'inizio della ragione e il coraggio di una donna

a distanza di due secoli dai famigerati fatti, l'omonima contessa erszebet, soffre l'avanzare del tempo sul proprio corpo. in egual misura soffre l'indifferenza che suo marito e signore delle terre circostanti, le riserva.

siamo ad inizio 1800 e il conte karl, si diverte a vedere come il popolo crede ancora fortemente alle leggende sui vampiri, e si affida ad arzigogolate cerimonie per scoprirne l'esistenza.

proprio in questi giorni, il conte è allontanato dai suoi amati falconi, dal processo che si sta svolgendo a carico di un medico defunto, che il rito della notte precedente, ha individuato come vampiro.

in giuria c'è anche un medico che in pieno accordo con lo scettico conte, cerca di confutare le fantasiose accuse di vampirismo, per sradicarle una volta per tutte.

anche perchè,  ad una non troppo attenta valutazione del corpo, il cadavere è in una quasi inequivocabile posizione che potrebbe far pensare, abbia tentato con le sue ultime forze di uscire dal feretro ben sigillato, prima di esalare un ultimo respiro.

ma l'isteria dei giudici, insieme all'isteria popolare, che urla più degli studi psicanalitici ancora a venire, ma pure della ragione del medico che insinua l'ipotesi che il defunto sia stato sepolto vivo, si fanno forti di echi inquisitori ancora vivissimi.

gli sceneggiatori lavorano abbastanza di fino nell'infondere in un prodotto di genere, i germi della critica della ragione sulle credenze popolari e anche del rapporto di potere che si instaura tra le persone.

innanzitutto il potere che il ricco ha sul popolo, in una società feudataria, dove tutto è del signore, leggi e logiche che ne curino comunque sempre gli interessi, ovviamente compresi.

il potere dell'uomo sulla donna, che però in questo caso viene ribaltato, tramite "la pozione che la nutrice prepara e che erszebet farà bere al marito", per prenderne il controllo mentale e fargli commettere i delitti che permetteranno alla contessa di rimanere sempre giovane.

nonostante l'andamento un pò soporifero, il film si fa forte di una sceneggiatura contestataria, che mette perfettamente in chiaro perchè i crimini accadevano. 

e quindi anche se tutto faceva si che le colpe, ed eventualmente la mano lunga della legge, avrebbero fatto ricadere le colpe sul marito zombificato dalla "pozione magica" (il potere della nutrice sulla contessa e soprattutto sul conte), la contessa in un atto di ribellione estremo confessa la macchinazione, cercando la morte e la condanna.

liberandosi infine. libera dall'ossessione della belleza e della giovinezza; libera da un marito che non la desidera più e dal desiderio di essere desiderata; libera da un marito con pericolose pulsioni omicide e libera dal senso di colpa per le morti causate dal terribile e consapevole potere su cose e purtroppo persone.

grau è grande nel saper amalgamare un'indagine così precisa e incisiva del MALE e della propria consapevolezza, al marciume del genere; lucia bosè è una donna del suo tempo che ha il coraggio di gridare le proprie colpe e di liberarsene con l'atto più estremo che ci sia; espartaco santoni è un uomo debole e molto fascinoso, che approfitta delle credenze che deride per dare libero sfogo  alle proprie perversioni , ebbro del proprio illimitato potere.

il finale pone una squallida pietra tombale su ciò che è stata la ragione , la legge e l'uomo fino a quel momento.

 

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