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L'invasione degli ultracorpi

Regia di Don Siegel vedi scheda film

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La recensione su L'invasione degli ultracorpi

di maghella
10 stelle

Questo è il mio film di fantascienza preferito, perché in questo film c'è tutto quello che cerco in un genere cinematografico che amo molto, quasi quanto l'horror.

 

Nel 1956 Don Siegel dirige questo “piccolo” film dal badget ridottissimo, un anno dopo l'uscita dell'omonimo romanzo di Jack Finney da cui il film è tratto.

La piccola cittadina di Santa Mirra è invasa da misteriosi baccelli caduti dal cielo che schiudendosi riproducono gli abitanti del luogo, privandoli di qualsiasi sentimento ed emozione. Il dottor Miles insieme alla sua fidanzata Becky cercando di ribellarsi a questa mutazione in tutte le maniere, la fuga dal paese sembra l'unica soluzione per trovare aiuto.

 

Cosa rende unico questo film apparentemente senza troppe pretese? Intanto l'ambientazione: Santa Mirra negli anni '50, un'America nell'immaginario collettivo sicura, ricca e felice. Un paese dove tutti si conoscono per nome, in cui le abitudini sono metodiche e condivise da tutti. Il dottor Miles è rispettato da tutti, tutti si fidano di lui.

Un bambino non riconosce più la sua mamma, una donna non riconosce più lo zio, il dottor Miles viene interpellato per avere spiegazioni: stress? Stanchezza? Epidemia? Iniziano i primi dubbi, che diventano vere angosce nel momento in cui in casa di amici del dottor Miles viene scoperto un uomo sul tavolo da biliardo, apparentemente addormentato, sano, con un volto irriconoscibile e “di cera”, apparso dal nulla.

Anche in casa di Becky viene scoperto un corpo di donna in tutto uguale a Becky stessa. La razionalità del dottore e dei suoi amici non ammette quello che nel profondo del cuore si inizia a pensare. Le paure diventano certezze quando alcuni baccelli si schiudono nella serra del dottore, rivelando dei corpi identici al dottore e ai suoi amici, corpi che durante il sonno dei loro doppioni, risucchiano le loro personalità privandoli del loro stato emozionale e passionale.

 

Al sonno non si può resistere, per questo la sostituzione per gli alieni-baccelli è facile e veloce, per questo uno ad uno tutti gli abitanti di Santa Mirra cadono e lasciano il loro posto a sostituti identici... solo apparentemente.

 

Il dottor Miles e Becky scappano, lottano, si ribellano, ma tutto sarà inutile e anche il blando lieto fine non convince fino in fondo che gli uomini avranno la meglio sui baccelli mutanti.

 

Quello che angoscia nel film non è tanto la mutazione in sé (non esistono praticamente effetti speciali), ma la paura di non riconoscere più chi si ha accanto, chi si ama, l'assenza dei sentimenti rende estranei chi si conosce da sempre, anche se i comportamenti e gli atteggiamenti rimangono intatti. La bravura del regista e di chi ha sceneggiato il film (pare che ci sia anche lo zampino di Peckinpah, non accreditato però nei titoli) è stata proprio di saper costruire questo processo di mutazione da comunità paesana familiare a quella militare, dove gli abitanti che prima erano conviviali e amichevoli, diventano una sorta di esercito ben organizzato per invadere forse tutto il mondo.

 

La scena più bella infatti secondo me è quella in cui il dottor Miles scorge dalla finestra tutti gli abitanti della cittadina che si radunano nella piazzetta, richiamati da una singolare sirena, prendono gli ordini da un comandante e poi ritornano alle loro faccende quotidiane e domestiche, come se nulla fosse, in pratica tutto all'apparenza è normale ma in verità tutto è cambiato... in peggio. Questo è il vero terrore insinuato nel film, non tanto quello di trasformarsi in altro (una volta trasformati gli uomini-baccelli acquistano un benessere assoluto, dovuto proprio all'assenza delle emozioni) ma di non riconoscere più quello che si ha accanto, il luogo e le persone della propria vita.

Il film diventa quindi da fantascientifico a drammatico utilizzando un linguaggio narrativo horror, una miscela di tre generi che si mescola alla perfezione, dando un risultato finale eccellente, se non fosse forse per il finale, che doveva essere per forza positivo (dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti non potevano permettersi di apparire deboli contro nessuno, nemmeno contro gli alieni dallo spazio).

Il film non ha avuto molto successo nelle sale cinematografiche, all'epoca erano molti i film che uscivano di questo genere, e si preferivano i mostri piuttosto che anonimi baccelli vegetali arrivati dall'universo, in seguito divenne un cult, amato molto dagli appassionati, citato in molti film anche stranieri, ha avuto tre remake negli anni (tra cui uno di di Abel Ferrara del 1993 che amo molto).

 

Per me rimane il migliore nel suo genere, il vero capostipite di un modo di interpretare la fantascienza: il vero spazio profondo di cui aver timore è dentro di noi.

Ognuno tiene nascosto un baccello che non vuole che si schiuda mai

 

 

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