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L'amico della mia amica

Regia di Eric Rohmer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'amico della mia amica

di jonas
10 stelle

Il Rohmer delle Commedie e proverbi ha un tono più leggero rispetto ai Racconti morali: continua a filosofeggiare sull’amore ma preferisce farlo in modo indiretto, non con discussioni un po’ verbose ma mostrando i personaggi nel loro concreto agire; come precisa lui stesso, obiettivo della serie è “far scaturire significati etici dal comportamento dei personaggi, che si dipingono da sé attraverso le loro azioni o le loro passioni, i loro slanci o le loro illusioni, i vacillamenti del cuore o dei sensi, ma soprattutto attraverso la distanza che si viene a creare tra le loro parole e le loro azioni” (e forse l’ultima frase contiene il segreto della meravigliosa banalità delle sue storie, così semplici in apparenza ma con un’insospettata profondità). Due ragazze, la timida Blanche e l’estroversa Léa, nonostante la loro diversità caratteriale simpatizzano appena si conoscono. Blanche è sola, Léa sta con Fabien più per inerzia che per amore: si accampa in casa di lui il lunedì e torna dai suoi per il fine settimana, mostrando la natura provvisoria del loro rapporto. Blanche si sente attratta da un amico di Fabien, il bello e vanesio Alexandre: nenche il suo è vero amore, solo il bisogno di riempire un vuoto sentimentale. Le due coppie male assortite si riassestano nel modo più soddisfacente per tutti. Il film sembra una rivisitazione ironica di Le affinità elettive, con una struttura fortemente geometrica (inizialmente doveva intitolarsi I quattro cantoni); geometria che ha un’evidente corrispondenza nello spazio urbano quasi astratto in cui i personaggi vivono, un sobborgo di Parigi, e nel loro abbigliamento (alla festa le due ragazze si presentano con camicetta e gonna di colori speculari, bianco e blu, e alla fine le coppie appena formatesi replicano il medesimo assortimento verde-azzurro). L’ultima scena, in cui Blanche e Léa ci mettono un po’ a capire che il “lui” di cui parlano non è lo stesso per entrambe, è la più divertente dell’intera filmografia rohmeriana. Occhio a Sophie Renoir (già presente in Il bel matrimonio): non è omonima, è pronipote del regista Jean (e quindi discendente del pittore Pierre-Auguste); Anne-Laure Meury, che faceva la studentessa anche in La moglie dell’aviatore, ha una parte piccola ma molto incisiva; invece per Emmanuelle Chaulet questa è l’unica esperienza di lavoro col regista (ma dove le trovava, Rohmer, le sue deliziose attrici? forse a Parigi basta scendere in strada e fare un fischio...).

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