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L'amico americano

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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La recensione su L'amico americano

di rickdeckard
8 stelle

Wenders reinterpreta i canoni del cinema americano rielaborandoli con stile puramente europeo. Un film asciutto e atipico imperniato su una complessa storia di un'amicizia virile tra due uomini opposti di natura, interpretati benissimo dai due attori protagonisti. La cifra stilistica impeccabile rende perfettamente il senso della morte. Voto 8.

Ispirandosi al romanzo di Patricia Highsmith, Wim Wenders esordisce nelle produzioni dalla portata internazionale in un film che reinterpreta i canoni del grande cinema di genere americano rielaborandoli e “contaminandoli” con il suo stile inconfondibile e puramente europeo. L’amico americano si presenta infatti come un dramma interiore travestito da thriller hithcockiano, fortemente atipico per come svincola dalle convenzioni del gangster movie classico (quello di Nicholas Ray e Samuel Fuller) al fine di raccontare una sentita storia d’amicizia virile tra due uomini di natura opposta: il primo (un Bruno Ganz vitreo e decadente) è devastato dalla sua malattia terminale, che gli ha tolto vitalità e speranza e che lo ha fatto sprofondare in una crisi esistenziale; ma, nonostante tutto, rimane onesto e impossibilitato a fare del male. Il secondo (un eccellente Dennis Hopper) cerca disperatamente nel rapporto quasi simbiotico con l’amico una redenzione resa impossibile dalla sua natura subdola e negativa. Dal legame inscindibile instauratosi tra i due deriva un ideale di sopravvivenza reciproco che si contrappone all’onnipresente senso della morte che pervade la storia, reso perfettamente attraverso l’algida fotografia di Robby Muller. Meno suggestivo de Il cielo sopra Berlino e ancora più esistenzialista de Lo stato delle cose, L’amico americano risulta comunque un’opera stilisticamente molto raffinata (la colonna sonora è meravigliosamente ipnotica) e, soprattutto, perfettamente in linea con la poetica del suo autore, che concepisce una delle sue opere più asciutte e genuine, e per questo estremamente affascinante. Da molti estimatori di Wenders e da una buona parte della critica questo è considerato uno dei suoi migliori lavori.

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