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Il profeta del gol - Joahn Cruyff Story

Regia di Sandro Ciotti vedi scheda film

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La recensione su Il profeta del gol - Joahn Cruyff Story

di maso
10 stelle

 

 

 

Quanti ricordi per il Maso nel recensire questo film firmato alla regia pensate un po’ da Sandro Ciotti; erano gli anni di Platini e Maradona e l’Italia di quel periodo stava vivendo il suo boom economico così lontano dall’attualità mentre io vivevo il mio crescente coinvolgimento calcistico, attendevo con ansia il mercoledì per comprare il Guerin Sportivo prima di entrare in classe ed aspettare con trepidazione la campanella della ricreazione per poterlo leggere. “Pensi sempre al calcio!” mi dicevano i professori, ma con un gobbaccio stagionato come il mio vecchio che potevo fare….gli domandavo sempre delle tante partite a cui aveva assistito dal vivo ed una in particolare stuzzicava la mia curiosità, ed era la prima finale europea della Juventus giocata a Belgrado contro il mitico Ajax delle tre Coppe Campioni consecutive, mio padre mi diceva sempre che avevano giocato con noi come il gatto con il topo e che erano una squadra di capelloni nerboruti guidati da un fuoriclasse assoluto di nome Johan Cruijff  (si scrive così non come nel titolo).           

Poi una sera come per incanto in una rete privata che ora non esiste più vedo comparire il bel Johan con la sua folta chioma in un film di Sandro Ciotti, credo che la mia passione per i Paesi Bassi ed il calcio olandese sia nata proprio li.  Il film veniva riproposto spesso in alternanza con quello su Pelé ed io rimanevo incantato a guardarli entrambi, ma quello su Cruijff era superiore sotto tutti i punti di vista avendo una struttura meglio articolata, tanto che lo ricordo benissimo pur non vedendolo da anni, ha un sapore seventy inconfondibile fin dalla colonna sonora condita da lunghi pezzi funkeggianti dominati dal Fender rhodes, novità assoluta per il tempo, e da cori femminili sognanti…. La - laila -lala -la  / parappa paira ra …..             

Sembra la favola del brutto anatroccolo la vita di Johan Cruijff, che viene interpellato da Ciotti in prima persona quando era già padrone della lingua spagnola e capitano indiscusso del FC Barcellona che lo aveva acquistato nel 1973 a suon di miliardi;  vediamo i luoghi dove è cresciuto e apprendiamo dalla voce della madre la sua difficile infanzia “Giocava sempre a calcio ed io lo rimproveravo di studiare un po’….poi si infilava il pallone sotto la maglia dietro la schiena ed usciva camminando all’indietro”, suo padre morì quando lui era ancora piccolo e Johan riversò nello sport tutte le sue energie; nonostante il fisico mingherlino non facesse presagire un grande futuro entrò nelle giovanili dell’Ajax Amsterdam, squadra per la quale sua madre faceva la lavandaia, e percorse tutta la trafila fino a giungere in prima squadra a 17 anni di età.

La sua escalation va di pari passo a quella dei lanceri al sorgere degli anni 70. Attraverso varie interviste con diversi alfieri del nostro calcio di allora apprendiamo che Cruijff è un calciatore discusso ed invidiato, ammirato ed osannato: Rivera, Mazzola, Zoff, Cordova, Rocca, Oriali  e l’allora CT azzurro Ferruccio Valcareggi sono però tutti concordi nel definirlo un grande campione dentro e fuori dal campo; lo vediamo intento a dedicarsi ai suoi figli “Mi piace la mia casa…. Ci sto volentieri ed io e mia moglie parliamo tantissimo con i bambini ….non devono sentirsi ignorati”, è interessante anche sentire il suo pensiero su aspetti tecnici del suo mestiere di calciatore “Molti dicono che sono veloce nella corsa ma non è questo il punto….certo non sono una tartaruga ma la mia grande forza è la visione di gioco: c’è una bella differenza fra osservare il portatore di palla e dire - ecco ha calciato e allora scatto - e - ecco sta per calciare e allora scatto-  ed ancora “Se potessi varare un attacco mondiale schiererei il polacco Lato all’ala destra, Muller centravanti, Pelé uno dei due interni, Jairzinho all’ala sinistra …e Cruijff ?(lo interrompe Ciotti)…beh se volete Cruijff interno sinistro". Ma ovviamente in un documentario sulla carriera di un campione di football non possono mancare le tantissime immagini di repertorio delle partite giocate da Cruijff : nel primo tempo del film viene ripercorsa con grande precisione tutta la trionfale stagione dell’Ajax 1971-1972:

Finale Coppa d’Olanda contro l’ADO DEN HAAG: 3-1 condita con un goal su azione tutta di prima a sottolineare la coralità del gioco dell’Ajax.

Scontro diretto in campionato fuori casa contro gli odiati rivali del FEYENOORD: 5-1 con goal in progressione.

Finale Intercontinentale ad Amsterdam contro l'lNDEPENDIENTE: 3-0 senza storia con due assist magici per la doppietta di Johnny Rep.

Finale di Coppa Campioni a Rotterdam contro l’INTER: 2-0 secco, dominio assoluto Ajax con Cruijff doppiettista e sfilata per le vie di Amsterdam ad esibire il trofeo sopra una decappottabile.

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La seconda parte del film è dedicata al Cruijff globetrotter: il suo trasferimento record al Barcellona che ha fatto rinascere il club dopo 14 anni di insuccessi nella Liga con il trionfo nella stagione 1973-1974. C’è un aneddoto che lega Cruijff al n°14 che volle sempre impresso sulla maglia da quando vinse il suo primo campionato giovanile con l’Ajax all'età di 14 anni, fu precursore quindi del numero personalizzato anni luce prima che questa pratica fosse copiata dal basket, ma la federazione spagnola non gli concesse questo vezzo e si accontentò del classico n°9 che spetta al goleador.

Ci viene mostrata una sua rete storica in acrobazia tipo Bruce Lee contro l’ATLETICO MADRID che destò gli applausi della nazione intera e lo stesso Cruijff  inserendo la cassetta nella bocca di un gigantesco VIDEO 2000, uno dei primi videorecorder ad uso domestico, ci racconta la schiacciante vittoria per 5-0 contro i rivali storici del REAL MADRID.

La Cataluna intera impazzisce per la superstar ed è anche il romanticismo e la nostalgia a colpirmi vedendo Johan e sua moglie Danny a braccetto in abiti attilati passeggiare per le ramblas innamorati come in un film di Claude Lelouch.

L’ultimo capitolo del film è dedicato alla grande avventura con la nazionale arancione nella Coppa del Mondo del 1974 dove ci viene mostrata la faccia amara della sconfitta per Johan ed i suoi fortissimi compagni di squadra: la nenia triste che fa da colonna sonora dopo il 2-1 patito a spese della GERMANIA OVEST padrona di casa e guidata dal rivale storico Franz Beckenbauer,

da l’esatta dimensione dello stato d’animo che ha pervaso quei giocatori che hanno sfiorato l’impresa di vincere i Campionati del Mondo di calcio alla prima partecipazione:

i primi piani spaesati di Cruijff, Rep, Van Hanegem e tutti gli altri esprime con grande tenerezza la sensazione della fine di un epoca irripetibile per il loro calcio e le immagini rubate dall’intimità di questi ragazzi consolati nell’aeroplano dalle onnipresenti mogli e fidanzate ci lascia anche il ricordo indelebile di una squadra che pur sconfitta ha rivoluzionato il modo di interpretare il calcio dentro e fuori dal campo.

C’è spazio alla fine per un invito da parte del buon Sandro nazionale a venire a giocare in Italia se ne avesse avuto abbastanza del Barcellona e Cruijff risponde:

“Beh se riaprono le frontiere volentieri, ma lo dicono tutti gli anni e poi non lo fanno!”

Aveva ragione Johan, le frontiere da noi le riapriranno solo qualche anno prima che io venissi a conoscenza dell’esistenza di questo meraviglioso film documentario, ed il grande Johan Cruijff era già migrato negli USA e rientrato in Olanda per chiudere la carriera nella squadra che lo aveva lanciato e che lui a sua volta aveva reso leggendaria, l’Ajax Amsterdam.

Sono orgoglioso di aver omaggiato con questa mia review un film che racconta dall’esterno e dall’interno la carriera del più grande calciatore europeo e forse mondiale degli anni 70, che viene ancora oggi affiancato ai miti di sempre come Pelé e Maradona, ed ha dimostrato che con il carattere e l’abnegazione si può emergere nella vita e da brutto anatroccolo trasformarsi in cigno nonostante le avversità. Johan Cruijff è una leggenda vivente ed un patrimonio del calcio mondiale e continua ad avere ammiratori nelle generazioni attuali alla veneranda età di 66 anni.

La sua voce nel film è quella di Ferruccio Amendola e si ascolta che è un piacere per cui :

 

Dedicato a  Sandro Ciotti e Ferruccio Amendola

 

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