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La sconosciuta

Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film

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La recensione su La sconosciuta

di Peppe Comune
7 stelle

Irina (Kseniya Rappoport) è una ragazza ucraina sfuggita dal giro della prostituzione gestito dal perfido "Muffa" (Michele Placido). Arriva in una città del nord-est Italia per cercare lavoro e grazie all'aiuto interessato del portiere (Alessandro Haber) di un lussoso palazzo del centro, ne trova uno come donna delle pulizie condominiali. Stringe amicizia con Gina (Piera Degli Esposti), che lavora dagli Adacher (Claudia Gerini e Pierfrancesco Favino), una ricca famiglia di orafi, prendendosi cura della piccola Tea. Quando Gina rimane gravemente ferita in seguito a una rovinosa caduta dalle scale, Irina, sempre grazie a "una buona parola" del portiere, prende proprio il suo posto di governante. L'efficienza con cui svolge il suo lavoro è pari solo all'affeto che nutre per la piccola Tea. Ma Irina nasconde un segreto, è alla perenne ricerca di qualcosa e le risposte alle sue inquietitudini sembrano trovarsi proprio nell'appartamento in cui ha trovato lavoro.

 

 

"La sconosciuta" è un film dal coraggio inusuale, bello e attraente insieme, capace di convogliare l'attenzione dello spettatore intorno al presente precario di Irina, una ragazza ingannata dalla vita e dagli uomini, con un passato tragico che continua ad inseguirla e con delle colpe da scontare senza che lei abbia veramente fatto qualcosa per meritarsele. E' pervaso dallo stesso alone di mistero di "Una pura formalità" (il miglior film di Tornatore a mio avviso), ma mentre questo investe molto sulla materia "onirica", al punto da connotarsi come un film che riflette "metafisicamente" sul confine tra la vita e la morte, "La sconosciuta" finisce per essere concretamente figlio del suo contingente pur avventurandosi nelle tortuose strade della psiche umana : tristemente attuale per come rappresenta una storia di ordinaria prevaricazione facendo esclusivo riferimento alla ricattabilità sociale sempre a disposizione dei più forti, e psicologicamente corretto per come delinea il carattere di una ragazza sola, che cerca di riconquistare una parte fondamentale di quella vita che le è stata violentemente rubata. L'esistenza di Irina è scandagliata in lungo e in largo attraverso un continuo andare e venire dai luoghi della sua tormentata memoria, con dei flashback che disvelano progressivamente l'identità della "sconosciuta", interrompendo la lineare conseguenzialità del presente dandoci notizie sull'enigmatica personalità di Irina e sul perchè la sua sofferta voglia di tenerezza porti a giustificare l'utilizzo di qualsiasi mezzo pur di arrivare al fine di rinascere a nuova vita. Sono istantanee di un passato corrotto e corruttore, capace di far sentire ancora la sua voce, di ossessionare una speranza, di armare una mano. Espediente usato con grande perizia, senza enfasi "drammaturgiche e privo di tecnicismi gratuiti, che non toglie nulla alla fluidità del narrato, anzi, vi aggiunge quanto basta per conferirgli quella spavalderia che tanto cinema nostrano non è più capace di mostrare. Merito di Giuseppe Tornatore, che quando mette il suo indubbio talento al servizio di un idea di cinema più vicina allo spirito dei corpi che alla magniloquenza delle forme riesce a produrre cose di notevole pregio artistico. Sorprendentemente brava l'allora "sconosciuta" Kseniya Rappoport.

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