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N. Io e Napoleone

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su N. Io e Napoleone

di LorCio
8 stelle

Nell’isola d’Elba vive il ventenne maestrino Martino, assieme alla burbera sorella Diamantina e al rigido fratello Ferrante. È amante di una baronessa umbra sposata ad un ottantenne borbonico. Ogni notte sogna di uccidere Napoleone. Quando il deposto imperatore sta per arrivare in quel pezzo di terra in mare con l’obiettivo di rifocillarsi e di ristabilizzarsi. accetta il posto di scrivano che questi gli offre, per realizzare il suo sogno. Ma non ha fatto i conti con chi la sa più lunga di lui. Morte al tiranno! Ma poi, è veramente così tiranno? Non è solo un uomo solo, fragile, sconfitto? Sarà… Ispirato al romanzo Premio Strega di Ernesto Ferrero, “N.”, scritto da Virzì in tandem con Francesco Bruni, il leggendario Furio Scarpelli e il di lui figlio Giacomo, è un’opera rara che s’inserisce in quel filone tanto caro al cinema italiano della commedia di ambiente storico, una sorta di esempio più raffinato del cinema di Luigi Magni. E l’atmosfera tesa e scombussolata degli anni di Bonaparte è resa con grazia ed armonia sul grande schermo, anche per merito di innesti non sempre brillanti – come la morte del vecchio maestro. Calibrando eccellentemente umorismo e dramma, racconta, attraverso l’emblematica vicenda del conflitto interiore di un idealista, una metafora del leaderismo all’italiana. Nella fattispecie, Napoleone altri non è che un Berlusconi ottocentesco: al personaggio del basso imperatore, Virzì e compagnia donano atteggiamenti e comportamenti accostabili a quelli del magnate di Arcore. Quella folla adorante al suo passare non è puro populismo, la presunta ideologia alla quale il caimano si associa? E quell’esibire una maschera smagliante e dal sorriso sempre pronto? E quel trucco agli occhi non è un antico lifting, un gesto atto a rendere più “carismatici” se stessi? E quel porsi nei confronti delle donne con dongiovannismo da quattro soldi? E quel manipolare le menti degli altri? Martino non rischia, ad un certo punto, di diventare un suo seguace? Tant’è che la sua sana e folle voglia omicida si spegne a poco a poco. Se è vero che, come dice N., “chi vuole riesce”, allora Martino non vuole riuscire nell’impresa di uccidere il tiranno. Così sembra, finché, in uno scatenato finale sulle note dell’Inno alla Gioia, prende una determinante quanto vana decisione. Ma sarebbe riduttivo definire “N.” una metafora su Berlusconi e sul berlusconismo. E anche quello, ma non solo. Come recita il titolo, rappresenta il rapporto tra due uomini appartenenti a due fronti radicalmente opposti: entrambi stanno col popolo, ma in modo diverso. Uno cerca il consenso del popolo, l’altro vuole salvarlo. È un film sul potere e sui retroscena dei potenti, mette a nudo l’umana tragicità del personaggio Napoleone. Se la prima parte, con la descrizione del microcosmo della famiglia Papucci e l’arrivo del despota, risulta non sempre fluida e talora meccanica, è il secondo tempo che regala i momenti migliori e una maggiore armonia. Da apprezzare la finezza con la quale l’attento Maurizio Millenotti veste gli interpreti e le tinte cromatiche vispe e calorose che Alessandro Pesci impiega nel colorare le immagini. Virzì, gran direttore d’orchestra, maneggia con intelligenza il suo elettrico cast, capitanato da un Elio Germano sempre più eccezionale e da un divertente e divertito Daniel Auteuil che, alle prese con uno delle personalità più importanti della sua patria, disegna un N. sconfitto, bugiardo, persuasivo, insicuro. Sabrina Impacciatore è strepitosa, sobrio e misurato Valerio Mastandrea, Massimo Ceccherini, tenuto a freno, si dimostra buffo e diverso dal solito, ma la sorpresa è una Monica Bellucci effervescente ed elettrica che alterna il francese altero all’umbro di “nun rumpetemi li colioni!”. Completano il cast, regalando echi seri alla Taviani, l’elegante e umile Margarita Lozano (bentornata!) – memorabile il suo incontro con Napoleone – e il verace, sanguigno, disperato Omero Antonutti, che è protagonista della scena più struggente e drammatica del film, la sua fucilazione.

Sulla colonna sonora

Apprezzabili, di Paolo Buonvino e Juan Bardem.

Cosa cambierei

Voto: 8.

Su Valerio Mastandrea

Sobrio e misurato.

Su Elio Germano

Continuiamo a sostenere che sia l’attore giovane più importante e bravo degli ultimi dieci anni. Ha la capacità di recitare qualunque cosa, sempre con uno stile particolare e personale, nervoso e gentile allo stesso tempo. Qui è eccezionale nel disegnare un idealista giacobino accecato dalla brama di uccidere la bestia Napoleone, ma che dovrà fare i conti con le sue vere intenzioni.

Su Monica Bellucci

Più che sorprendente nei panni di questa baronessa di origini popolane che alterna un altero francese all’umbro più verace del “nun rumpetemi li colioni!”.

Su Daniel Auteuil

Perfetto nell’impersonare il tiranno, lo rappresenta in un’impietosa veste bugiarda, fragile, insicura, sola.

Su Paolo Virzì

Alle prese con una commedia amara e non sempre brillante, si dimostra ancora attento osservatore della realtà remota e presente nostrana.

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