Espandi menu
cerca
Inferno

Regia di Dario Argento vedi scheda film

Recensioni

L'autore

George Smiley

George Smiley

Iscritto dal 29 gennaio 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci 62
  • Post 2
  • Recensioni 179
  • Playlist 13
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Inferno

di George Smiley
10 stelle

"Non so quanto mi costerà rompere ciò che noi alchimisti abbiamo sempre chiamato Silentium. L'esperienza dei nostri confratelli ci ammonisce a non turbare le menti profane con la nostra sapienza. Io, Varelli, architetto in Londra, ho conosciuto "Le Tre Madri" e per loro ho creato e costruito tre dimore: una a Roma, una a New York e l'altra a Friburgo, in Germania. Solo troppo tardi scoprii che da questi tre punti esse dominano il mondo col dolore, con le lacrime e con le tenebre. Mater Suspiriorum, Madre dei Sospiri, la più anziana delle tre, abita a Friburgo. Mater Lacrimarum, Madre delle Lacrime, la più bella, governa a Roma. Mater Tenebrarum, la più giovane e la più crudele, impera su New York. E io ho costruito le loro sedi oscene, scrigni dei loro segreti. Madri, matrigne che non partoriscono la vita, sorelle, signore degli orrori della nostra umanità." (Emilio Varelli)

"Gli uomini, cadendo in errore, le chiamano con un unico tremendo nome, ma in principio tre erano le Madri, come tre erano le Sorelle, tre le Muse, tre le Grazie, tre le Parche, tre le Furie. La terra dove le case sono costruite diviene mortifera e pestilenziale, così che gli edifici intorno, e a volte l'intero quartiere, ne maleodorano. Questa è la prima chiave per aprire il loro segreto. Questa è la prima chiave. La seconda chiave per scoprire il venefico segreto delle tre sorelle è occultata nei sotterranei delle loro dimore. Lì troverai l'immagine dell'abitante della casa. Lì è la seconda chiave. La terza è sotto la suola delle tue scarpe. Lì è la terza chiave." (Emilio Varelli)

Inferno, il secondo capitolo della Trilogia delle tre madri, è quanto mai fedele al suo nome: lo stile adottato in Suspiria qui prende il sopravvento e raggiunge il suo apice. Niente più intreccio da thriller né parvenza di realismo, ma un interminabile e rutilante incubo fatto di luci sinistre, alternanza di colori caldi e freddi, abitazioni elegantemente diroccate e una partitura di Keith Emerson stile Carmina Burana che definisce il tono macabro e orrorificamente scatenato di questo inferno su celluloide, in cui il gore fa raccapricciare per davvero e l'atmosfera è da paura sul serio. Inutile pretendere spiegazioni logiche o cercare più di tanto incongruenze nella trama: il film è volutamente onirico, terrificante e allucinato, come ogni incubo che si rispetti. Anche qui si parla di una delle tre madri, Mater Tenebrarum in particolare, la più giovane e crudele del trio, la quale risiede in un decadente e semi-disabitato palazzo di New York costruito su commissione dall'architetto Emilio Varelli (il quale è l'arteficie di tutti e tre i rifugi delle streghe) e in cui è ambientata buona parte del film (i restanti avvenimenti accadono a Roma, città in cui risiede Mater Lacrimarum, la quale viene mostrata in ben due scene). Ivi, in un labirintico e metafisico intrico di corridoi e stanze segrete, si trova la dimora di colei che regna sul mondo intero per mezzo delle tenebre, e toccherà a Mark Elliot, fratello dell'assassinata Rose, scendere nei mefistofelici abissi dell'edificio per affrontarla. In questo lungometraggio è quanto mai evidente la presenza del maligno, il quale manovra gli abitanti di Roma e di New York, apparentemente inconsci di essere dominati da poteri occulti, mantenedo la verità nell'oblio e impedendo che qualsiasi cosa cambi, pertanto si è sempre incerti se i personaggi abbiano a che fare con una presenza demoniaca o con un assassino in carne e ossa. I punti deboli, rispetto a Suspiria, ci sono e consistono nella scarsa caratterizzazione dei personaggi, nella recitazione a volte (ma poche) di bassa lega e in alcuni buchi di sceneggiatura, i quali però vengono abilmente nascosti dal contesto esoterico della pellicola e dall'insindacabile gusto visivo di Argento, il quale dà pieno sfogo alla sua visionarietà regalandoci una giostra degli orrori indimenticabile. Spettacolare e intenso il finale, nel quale l'urlo grottesco di Mater Tenebrarum, personificazione stessa della morte che osserva la sua reggia andare a fuoco, ci ricorda che, nonostante il palazzo arda nel rogo dell'Inferno e i suoi luciferini segreti con lui, il cupo mietitore non potrà mai essere sconfitto.

Mater Tenebrarum: ...sta andando tutto a fuoco, è già accaduto un'altra volta!

Mark: Dobbiamo andarcene da qui.
Mater Tenebrarum: Tu non te ne andrai. La fine del tuo viaggio è vicina. Tutto intorno a te diventerà buio, allora ci sarà qualcuno che ti condurrà per mano e ne sarai lieto. Non devi aver paura: attraverserai anche dei momenti di incredibile luce. Ahahaha. Credi che sia magia? No, io non sono una maga. Affrettiamoci adesso perché devi attraversare ancora diverse apparizioni e tremare. Cercavi me, vero? Proprio come tua sorella. Era questo che volevi, no? Vengo a prenderti adesso.
Mark: Ma chi sei tu?
Mater Tenebrarum: Le Tre Madri. Cos'è, non capisci? Mater Tenebrarum, Mater Lacrimarum, Mater Suspiriorum. Ma gli uomini ci chiamano con un solo nome. Un nome che incute paura a tutti. Ci chiamano... la Morte! LA MORTE!

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati