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Marcia trionfale

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Marcia trionfale

di FABIO1971
8 stelle

Dopo la famiglia, la politica, la religione, la libertà di stampa e la sanità, il cinema di civile sdegno anti-borghese di Marco Bellocchio affronta l'universo delle istituzioni militari con il consueto furore polemico: anche troppo, si dirà, per via di alcune cadute di stile e qualche eccesso di veemente isterismo, ma pur sempre con una lucidità d'analisi ed una capacità di sintesi di spettacolare efficacia drammaturgica. Marcia trionfale espone con ineluttabile e raggelante ferocia le vicende del soldato Paolo Passeri (Michele Placido) durante il suo servizio di leva alle dipendenze del capitano Asciutto (Franco Nero). Le conseguenze della dicotomia "buon soldato" uguale a "vero uomo" è il primo scoglio che dovrà affrontare il meridionale Passeri, fresco di laurea, riflessivo, ben educato, oltre, naturalmente, alle penose manifestazioni della vita da caserma (su cui il film si sofferma con eccessivo didascalismo): la situazione, però, degenera quando la moglie cleptomane e ninfomane del capitano (Miou-Miou) si insinua nel rapporto tra i due uomini, sconvolgendone le dinamiche già in precario equilibrio e liberandone le pulsioni autodistruttive. Duro, teso, brutale, squassato da esplosioni di sconvolgente violenza espressiva (si vedano, ad esempio, il folgorante inizio, con un contraltare nel finale che ne ribalta l'effetto drammaturgico, oppure i furiosi litigi tra il capitano e la moglie), il film di Bellocchio cattura e coinvolge per l'incisività della sua vis polemica e per l'accorato grido di dolore lanciato contro il peso delle istituzioni più oppressive, contrappuntato da una smagliante veste spettacolare di rara efficacia, grazie al prezioso contributo dell'ottima colonna sonora di Nicola Piovani, ai colori e alle luci livide della fotografia di Franco Di Giacomo e alle scenografie di Amedeo Fago. Nonostante gli eccessi, un'opera vitale e sincera.

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