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Miami Vice

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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La recensione su Miami Vice

di ROTOTOM
8 stelle

C'è un temporale che minaccia la notte, un uragano in avvicinamento. Si sentono gli echi dei tuoni e le fiammate dei fulmini. E' un temporale o una sparatoria lontana? Illuninerà a giorno anche la città o resterà a minacciare da lontano? Intanto è il pensiero dell'uragano che non molla la presa, è qualcosa dentro la testa che crea il pericolo. Ci sono corpi lisci come strade da percorrere, da perlustrare con le dita. Da perdersi o morirci almeno. Strade che si fondono sgranate nell'orizzonte guidate dalle luci rosse delle auto. O sono gocce di sangue? Scie, che si fondono sull'asfalto. Ci sono vite dentro quei corpi strade, quelle città di organi, vite minacciate ognuna da un uragano privato, negli occhi i fulmini più intimi si rincorrono come fiammate di spari, come rombi di cuori. E gli spari sono cannonate. E la grandine è di piombo. E il sole sta nascosto in questa Miami nuova e senza quel sole da cartolina, spazzato dalle raffiche di vento, di Uzi, cancellato dalle palme piegate ossequiose al vento, piegate come corpi colpiti. Circolazione interna di corpi estranei questi uomini che si muovono sicuri nella città corpo fatta da milioni di corpi, come virus, strade secondarie, canali e rotte nascoste, voli criptati, scheggie lucenti di aerei che non ci sono e scompaiono tra cumulinembi pesanti e spessi. Tutto si fonde in un unico gigantesco organismo morente e vitale al tempo stesso, i poliziotti sono una cura amara, una pastiglia dal involucro talmente simile al male che il rischio è di vederla aggregarsi ad esso, il male ha dei codici talmente sofisticati che replica esattamente le strutture sane, le copia le sfrutta a suo piacimento. La notte nasconde tutto, illumina solo ciò che serve, proietta ombre scure sullo scuro e nel buio brillano solo i distintivi, le armi, le fiammate, l'uragano in movimento che resta lì a guardare le vite che se ne vanno, gli amori che si spezzano, gli inganni che si sciolgono semplici, il sangue che si coagula in lacrime tristi e il tutto che torna come era prima pronto ad essere rimescolato, spazzato via di nuovo come e forse meglio di come egli stesso non avrebbe potuto fare. La semplicità, la ferocia, la linearità della violenza che non ha bisogno di grandi spiegazioni è nel cinema di Mann. Azione e reazione un bilancio che deve tornare in pareggio in un tempo dato, pressione e depressione, masse d'aria che si spostano da una parte all'altra del mondo e che solo per il tempo necessario rimangono in supremazia rispetto all'altra, fino al movimento contrario. Potenza. Questo è cinema di Mann, personaggi muscolari e massicci, spezzati dentro e ricomposti alla meno peggio, frantumati dall'inevitabilità del destino che si sono scelti, forti di questo. Immagini. Tirate, sgranate e frenetiche. Si vede tutto e nulla, la notte che mostra i suoi nei di colore, piccoli tumori nel quale galleggiano i volti pronti a respirarne gli effetti, a diventare essi stessi punti nella notte. Iperrealtà. Tutto è estremamente veloce, tirato al massimo, al punto di rottura. Le auto in corsa, noi siamo il vento che le accompagna. Le passioni bruciate in una notte, noi siamo sudore tra i due corpi. I motoscafi lucenti, noi siamo gli schizzi d'acqua sulla carena. Le sparatorie nel buio, noi siamo traettorie e bersagli al tempo stesso. Si diventa un po' di quella notte dei film di Mann, quella notte dilatata e sgranata che prima di tutto è nelle anime dei suoi personaggi frantumati e che trasmette a chi guarda il desiderio che non finisca mai.

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