Espandi menu
cerca
Indovina chi viene a cena?

Regia di Stanley Kramer vedi scheda film

Recensioni

L'autore

luisasalvi

luisasalvi

Iscritto dal 26 dicembre 2004 Vai al suo profilo
  • Seguaci 14
  • Post 16
  • Recensioni 834
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Indovina chi viene a cena?

di luisasalvi
8 stelle

Il vecchio giornalista militante liberal Matt (Tracy) vede tornare a casa la figlia Joey con un fidanzato nero (Poitier), conosciuto pochi giorni prima, ed è costretto a decidere in poche ore se dare il suo consenso alle nozze, perché il fidanzato, bello e colto, autorevole medico e professore, deve partire in serata per importanti incontri in giro per il mondo. La moglie dopo lo shock iniziale è favorevole al matrimonio, come la madre di lui, mentre il padre di lui, modesto postino in pensione, è contrario quanto Matt; ma questi, toccato dalla accusa della futura consuocera di essere un vecchio che ha dimenticato cos'è l'amore, proclama di ricordarlo e che i giovani innamorati non devono accettare imposizioni esterne e che comunque lui non ne fa.
Tutto esageratamente americano e mistificante, da una parte e dall'altra. La critica europea ha sempre criticato il film in base a ovvie riserve ideologiche, peraltro non sempre ben chiarite: il negro è un uomo eccezionale, di gran successo e di belle maniere; perfino i genitori, di ambiente modesto, si comportano con una signorilità che di solito non si vede neppure nei film americani di ambiente alto; inoltre la famiglia di lei è ricchissima (come ci viene costantemente ricordato dalla sontuosità della casa e da fascinose viste su San Francisco), e lo deve al giornalismo liberal di Matt; le obiezioni di questi sono sensatissime, anche a prescindere dal colore della pelle, che peraltro presenta difficoltà pratiche enormi suggerite subito dalla sceneggiatura, con le reazioni dell'amica direttrice della galleria che vede il matrimonio come una terribile vergognosa tragedia, il taxista, che palesemente si irrita di dover servire un negro e di riceverne la mancia, e la governante nera che disapprova fermamente questa intrusione; ma inoltre Joey era andata in vacanza per dimenticare una terribile delusione d'amore che sembrava insanabile, e torna dopo pochi giorni infatuata di un altro: qualunque padre di buon senso farebbe di tutto per far rimandare e riflettere a lungo, qualunque sia l'aspirante marito. Invece i motivi a favore, che finiscono per imporsi nella consueta logica americana, sono proprio quelli dell'amore irresistibile, cui non ci si può opporre; alla consueta mistificazione gratificatoria, qui si aggiunge l'argomento che i due sono "perfetti" e sapranno superare le difficoltà che il mondo cattivo frapporrà al loro amore. Nessun cenno alle difficoltà che loro stessi si creeranno, anche, ma non solo, per differenze di cultura legate anche ma non solo al colore della pelle, e che verranno esaltate dai pregiudizi razziali; né alla assurdità del colpo di fulmine... Si potrebbe continuare a elencare tutte le sciocchezze tematiche del film.
Ma il film non è un trattato di morale universale, bensì vuole essere un film di successo, piacevole e brillante, che aiuti a superare il pregiudizio razziale negli USA. Con il negro ricco e brillante si sottolinea l'aspetto razziale del pregiudizio: la prima impressione dell'europeo che arriva in USA è che ci sia assai più classismo che razzismo (come forse ovunque nel mondo), ma c'è anche (come forse ovunque se ne presenti l'occasione) una componente razzista, che diventa evidente proprio in quanto lui è ricco e colto e ben educato almeno quanto lei. La fretta nella decisione è forse imposta da esigenze drammatiche, per concentrare tutto in una giornata, e forse anche per dare al simpatico Matt, con cui il pubblico deve simpatizzare, dei motivi validi per opporsi; così, quando lui alla fine cambia idea, può farlo anche il pubblico che ha parteggiato per lui; e lo fa in nome della irresistibilità dell'amore, la stessa che ha dominato tutta la cinematografia e la mitologia americana, e che perciò nessuno si sogna di rifiutare ora: come l'amore interclassista di Cenerentola presuppone un'origine nobile della povera o almeno (nella versione da Pigmalione, con cui spesso viene confusa o mescolata) una sua rapida e volonterosa recettività alla buona educazione (in base al principio democratico della possibilità a tutti: all'uomo di diventare ricco e alla donna di diventare raffinata per poter essere la moglie di un ricco), così questo amore interrazziale presuppone un negro che possa rappresentare tutti i miti dell'homo americanus, in particolare il successo e l'intelligenza (Joey dirà che sposandosi diventerà importante anche lei).
Insomma: una commedia condotta con garbo e con vivacità, recitata ottimamente da tutti, compresa la serva negra razzista e il vescovo cattolico progressista, tranne i due fidanzati, proprio per la falsità della situazione in cui sono costretti, a difendere con argomenti un "amore folle", che argomenti non ha e non può avere; uno spaccato convincente e divertente e psicologicamente realistico della mentalità americana, salvo per l'eccessiva finezza dei genitori neri; una efficacia sul pubblico (dimostrata dal successo ottenuto) anche grazie al ricorso a un mondo mitico di successi e di illusioni: credo che abbia servito a far superare le barriere razziali di più questo film che tante rigorose prediche morali e considerazioni teoriche,. Il film, senza arrivare ad essere un "capolavoro assoluto" (come ce ne sono pochi), merita un giudizio buono sotto ogni aspetto, ma solo a condizione di parlarne prima male sotto molti aspetti.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati