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Little Miss Sunshine

Regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Little Miss Sunshine

di Paul Hackett
8 stelle

Esilarante road movie che vi accompagnerà nel ventre molle di un’America di provincia gretta e ipocrita, che il film sbeffeggia e deride con una satira feroce, ma tutto sommato affettuosa. Straordinario il cast d’interpreti e la loro caratterizzazione dei personaggi, tutti in qualche modo perdenti e disillusi, tutti con il loro carico di frustrazioni ed infelicità: il padre di famiglia velleitario e incapace, la moglie e madre devota ma insoddisfatta, lo zio intellettuale gay depresso e reduce da un tentativo di suicidio, il figlio adolescente sensibile e tormentato, il nonno tossico (“drogarsi da giovani è da pazzi, ma io sono vecchio, cosa ho da perdere?”) fissato con il sesso, e, infine, la “Little Miss Sunshine” del titolo, la bambina dolce e innocente, che fa da contraltare alle miserie umane della sua famiglia, rappresentando in qualche modo l’America non ancora corrotta dalla ipocrisia e dai desideri. Un film, insomma, davvero strepitoso, con un ritmo indiavolato, colpi di scena a ripetizione e tocchi di humour nero a raffica: un piccolo capolavoro da non farsi assolutamente sfuggire. Da notare una bizzarra somiglianza della sceneggiatura con le vicende demenziali della famiglia Griswald del film National Lampoon’s Vacation (in particolare nell’episodio del cadavere e nella caratterizzazione del padre velleitario ed esaltato interpretato da Greg Kinnear): somiglianza casuale o vera e propria fonte d’ispirazione?

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