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Cuori

Regia di Alain Resnais vedi scheda film

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La recensione su Cuori

di FilmTv Rivista
8 stelle

Una zampata da vecchio leone. Cuori, l?ultimo film di Alain Resnais presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha vinto il premio per la migliore regia, è un'opera compatta e riuscita. Il film è la trasposizione cinematografica di un bel testo teatrale, Private Fears in Public Places del commediografo inglese Alan Ayckbourn già adattato da Resnais anni fa nel dittico Smoking/No Smoking, e rispecchia appieno lo spirito del suo regista: arguto senza ostentare fisime cerebrali, divertente e sottile nel raccontare disperate storie di solitudine. Cuori segue da vicino - a volte da vicinissimo con la macchina da presa incollata ai volti dei protagonisti - le tragicomiche storie di sei personaggi legati tra loro in maniera casuale: un agente immobiliare e la sua collaboratrice apparentemente devota e castigata, una giovane donna alla ricerca di un incontro sentimentale affidato a inserzioni sui giornali, una coppia formata da una donna nevrotica e un ex militare semialcolizzato, il barista del locale dove quest'ultimo passa gran parte delle sue giornate. Resnais riesce, grazie anche alla solidità del testo, a evitare ogni rischio di tipizzazione dei personaggi regalando a ognuno di loro un'umanità a tratti disperata. Le solitudini sono raccontate senza retorica e l'ironia che l'autore sparge nel film aiuta a costruire un'empatia non ricattatoria con le storie che si svolgono sullo schermo. E tutte queste storie, divertenti e malinconiche, sono raccontate con esattezza di stile, in ambienti fatti di superfici traslucide e riflessi deformanti, con personaggi che spesso si spiano, comunicano, si incontrano scrutandosi attraverso tramezzi, vetri, tende che sottolineano le visibili barriere che li separano. Il tutto in una Parigi eternamente coperta da una coltre di neve - usata anche come dissolvenza tra una scena e l'altra - che dona al film un tono antirealista sospeso in una dimensione quasi senza tempo e che rende profondamente cinematografica l'operazione nonostante l'impostazione prettamente dialogica e l?assenza quasi assoluta di ambienti esterni.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 49 del 2006

Autore: Federico Pedroni

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