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I figli degli uomini

Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su I figli degli uomini

di FABIO1971
8 stelle

We don't care what flag you're waving
We don't even want to know your name
We don't care where you're from or where you're going
All we know is that you came
You're making all our decisions
We have just one request of you
That while you're thinking things over
Here's something you just better do
Free the people now
Do it, do it, do it, do it, do it now
Free the people now
Do it, do it, do it, do it, do it now
Well we were caught with our hands in the air
Don't despair paranoia is everywhere
We can shake it with love when we're scared
So let's shout it aloud like a prayer
Free the people now
Do it, do it, do it, do it, do it now
Free the people now
Do it, do it, do it, do it, do it now
We understand your paranoia
But we don't want to play your game
You think you're cool and know what you are doing
666 is your name
So while you're jerking off each other
You better bear this thought in mind
Your time is up you better know it
But maybe you don't read the signs
Free the people now
Do it, do it, do it, do it, do it now
Free the people now
Do it, do it, do it, do it, do it now
Well you were caught with your hands in the kill
And you still got to swallow your pill
As you slip and you slide down the hill
On the blood of the people you killed
Stop the killing (Free the people now)
Do it, do it, do it, do it, do it now
Stop the killing (Free the people now)
Do it, do it, do it, do it, do it now
Bring on the lucie
[John Lennon - Bring on the Lucie]

Londra, 2027: il mondo è collassato sotto i colpi violenti dell'intolleranza razziale, del terrorismo e della repressione. Resiste soltanto la Gran Bretagna, dove frange nazionaliste si battono per espellere gli immigrati dal paese. E, soprattutto, non nascono più bambini, anzi, l'ultimo nato prima del diffondersi dell'inspiegabile morbo, il diciottenne "Baby" Diego, è appena morto durante una rissa. In una società dove la scienza si dichiara incapace di trovare un rimedio e il degrado civile dilaga, l'ex-insegnante Theo Faron (Clive Owen), contattato dalla sua ex-moglie Julian (Julianne Moore), si convince a proteggere una donna, Kee (Clare-Hope Ashitey), miracolosamente rimasta incinta. Con l'aiuto dell'amico Jasper (Michael Caine) e dei compagni di Julian, attivisti in rivolta contro le politiche segregazioniste del governo, dovrà riuscire a condurla alla nave che la trasporterà in un laboratorio segreto per essere esaminata e consentire agli scienziati di evitare l'estinzione della razza umana. Ma anche i suoi alleati decidono di sfruttare l'evento per favorire la loro causa e Theo si ritroverà da solo nella sua disperata missione.
Tratto, dopo un primo trattamento firmato da Mark Fergus e Hawk Ostby, dagli sceneggiatori Timothy J. Sexton e David Arata, coadiuvati dallo stesso regista (che si occupa anche, insieme a Alex Rodrìguez, del montaggio), dall'omonimo romanzo (1992) della britannica P.D. James (la mente, tra le sue altre opere, dietro le celebri gesta dell'ispettore Dalgliesh), I figli degli uomini immerge in una suggestiva Londra futuristica, dipinta con affascinante visionarietà, con i paesaggi ammantati dai colori cinerei dell'autunno ad evocare le atmosfere apocalittiche del dopocatastrofe (esaltate dalla magistrale fotografia di Emmanuel Lubezki), una vicenda in cui l'estremizzazione e la materializzazione delle paure del presente si trasformano nella raggelante quotidianità del futuro prossimo venturo: come il coevo V for Vendetta tratteggia una visione pessimistica di questo presente/futuro, salvo poi concedere, nel finale, la simbolica e liberatoria consolazione di uno spiraglio di luce (reiterato nei titoli di coda dal festoso vociare dei bambini). Science fiction distopica, quindi, ma anche tenebroso monito sulla pericolosa deriva etica e politica del vivere moderno, con le sperequazioni economiche, il degrado sociale, l'odio razziale, la massificazione dei consumi, le perversioni delle bassezze umane. Cuaròn dimostra di padroneggiare la ribollente materia con la maestria del cineasta di razza, evitando banalità schematiche, moralismi di bassa lega e facili idealismi per concentrarsi sull'inquietante virulenza del suo spietato monito contro la disumanizzazione del pianeta: si affida ad un magnifico Clive Owen (ma anche il resto del cast si rivela impeccabile, capeggiato da un irresistibile Michael Caine cannabinoide e capellone), sfrutta sapientemente le scene d'azione e la profondità di campo senza mai trascurare l'agilità e il ritmo incalzante del racconto, svolazza con le virtuosistiche movenze della macchina da presa sulla straordinaria ricostruzione scenografica di questo tetro universo sull'orlo del baratro, regalando anche alcune memorabili e coinvolgenti sequenze, dallo strepitoso smalto spettacolare dell'agguato in automobile all'arrivo nel campo profughi, dalla scena del parto alla gag delle scarpe (anzi, le infradito...) di Clive Owen e, soprattutto, al meraviglioso e funambolico piano sequenza (interamente girato con la macchina da presa a spalla) della fuga di Owen durante la ribellione nel campo profughi, fino ad arrivare all'omaggio ai Pink Floyd di Animals e al maialino Algie, che svolazza in cielo durante la sequenza ambientata nella centrale di Battersea (ritratta nella copertina dell'album). Un'ultima nota per la colonna sonora, che allinea, oltre allo score originale di John Tavener e ad alcuni brani di Shostakovich, Prokofiev, Mahler e Penderecki (la magnifica Threnodia per le vittime di Hiroshima), alcune hit da urlo: dalla cover di Ruby Tuesday dei Rolling Stones cantata da Franco Battiato alla storica The Court of the Crimson King dei King Crimson, da Witness (One Hope) dei Roots Manuva a Life in a Glass House dei Radiohead, da Omgyjya Switch7 di Aphex Twin a Hush dei Deep Purple, fino alla gloriosa chiusura con Bring on the Lucie di John Lennon durante i titoli di coda. La battuta migliore? "Siete dei profughi? Fate la faccia da profughi!"...

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