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Il diavolo veste Prada

Regia di David Frankel vedi scheda film

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La recensione su Il diavolo veste Prada

di barabbovich
6 stelle

La storia di Davide e Golia è vecchia come il cucco eppure continuano a proparlarcela in tutte le salse. Stavolta è il turno del mondo della moda, notoriamente popolato da pescecani, dove Andy (Hathaway), una giovane laureata idealista con aspirazioni da giornalista, trova un impiego a New York come segretaria particolare di Miranda Priestly (Streep), temutissima editrice di una rivista di moda e talent scout a cui si deve la paternità di una miriade di scoperte nel mondo dell'abbigliamento. Contro la dispotica Miranda-Golia, la piccola Andy-Davide saprà far valere i propri valori, lasciando un segno indelebile.
Ci avevano già provato Altman con Prêt-à-Porter, uno dei suoi film più fiacchi, Anne Fontaine con Coco Avant Chanel e molti altri ma al cinema sembra che, a parte il pestaggio di qualche escremento, nessuno riesca a fare satira sulla moda senza mostrare unghie spuntatissime. Basta guardare i titoli di coda di un qualsiasi film per capire il perché: gli stilisti foraggiano abbondantemente il cinema e questo si guarda bene dal rendere loro un'indebita pariglia. Non fa eccezione Il diavolo veste Prada, girato con indubbio mestiere e sorretto da una Maryl Streep come sempre straordinaria (suo, con questo film, il Golden Globe come migliore attrice) alla quale uno Stanley Tucci in stato di grazia per poco non ruba la scena.   

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