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I racconti di Terramare

Regia di Goro Miyazaki vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su I racconti di Terramare

di AndreaVenuti
7 stelle

I racconti di Terramare è un film d'animazione giapponese del 2006 dello Studio Ghibli, scritto e diretto da Goro Miyazaki.

L'opera attualmente è visibile su Netlfix.

 

Sinossi: In un mondo immaginario si stanno verificando continue e tremende disgrazie (carestie, epidemie, siccità) e tutto sembrerebbe essere collegato alla progressiva scomparsa della magia. 

Contemporaneamente il giovane Arren, figlio di un noto e benvoluto Re, in preda ad una strana malattia disperato ed afflitto scappa improvvisamente di casa; durante il suo pellegrinaggio incontra Sparviere, potente Arcimago, e i due decidono di intraprendere insieme un viaggio alla ricerca della verità…

I racconti di Terramare è un film dalla genesi produttiva travagliata. 

Hayao Miyazaki nei primi anni Ottanta, poco dopo la conclusione dell’eccelsa serie Conan il ragazzo del futuro, voleva ardentemente riadattare per il grande schermo una serie di romanzi del ciclo fantasy Earthsea, realizzati da Ursula K. Le Guin e dunque contatta direttamente l’autrice, la quale però non conoscendo ancora il regista giapponese si rifiuta di vendere/cedere i diritti. 

 

La stessa Ursula K. Le Guin qualche anno dopo rimane folgorata da Totoro e comprendendo la grandezza di Miyazaki ricontatta pentita lo Studio Ghibli, tuttavia come spesso succede le cose con gli anni cambiano e nello specifico (siamo intorno 2005) Miyazaki non voleva più fare film; ecco che allora entra in gioco il produttore Suzuki, il quale assicura alla scrittrice il coinvolgimento diretto di Miyazaki in veste di direttore artistico, cosa che però non si verifica mai (sicuramente ferito nell’orgoglio per il primo rifiuto) con Miyazaki che delega il tutto al noto produttore lavandosene le mani. 

 

A questo Sukuzi ha carta bianca e sorprendentemente affida la regia all’esordiente Goro Miyazaki, figlio di Hayao, che di mestiere fa l’architetto paesaggistico e non l’animatore ed infatti il padre non era assolutamente contento della scelta,  evidenziando la mancanza d’esperienza del figlio. Suzuki comunque non cambia idea ed assembla intorno al giovane Goro una staff d’eccezione, evidenziando la volontà di produrre un film in pieno stile Ghibli senza badare a spese: troviamo il sakkan Takeshi Inamura, l’art director Yoji Takeshige e l’animatore veterano Katsuya Kondo.

I racconti di Terramare oltre ad un processo produttivo particolare, si rivela essere un film decisamente strano; innanzitutto in determinate fasi del film emerge l’inesperienza del regista ma allo stesso film si intuisce un talento assolutamente non convenzionale dove l’amore verso la tradizione ghibliana incontra strade nuove e l’inizio dell’opera lo conferma decisamente bene.

 

L’incipit in medias res è accattivante e si focalizza su di una nave in balia di una tempesta, causata dall’arrivo imprevisto di due enormi draghi che si sbranano tra loro. 

In queste prime immagini il mare ed il volo sono elementi centrali nonché fondamenta dello Studio tuttavia sono rappresentati con un’impronta insolitamente cupa e malinconica. Atmosfera tetra che si ripresenta nella sequenza successiva dove assistiamo ad un brutale patricidio.

Interessante poi l’ambientazione dove ritroviamo il realismo pittorico tipico dello Studio ma con scenari assai diversi dal solito. 

Il mondo rappresentato da Goro Miyazaki è una terra ormai in rovina (punto di contatto con il progetto zero del Ghibi ossia quel capolavoro di Nausica) in preda al caos; siamo catapultati in una sorta di medioevo post-apocalittico dove predomina una natura selvaggia seguita da strutture ed infrastrutture in pietra ormai decadenti ed in procinto di crollare.

Di tanto in tanto si inseriscono anche tematiche scottanti, dalla dipendenza da sostanze stupefacenti passando per lo schiavismo, xenofobia (le poche persone rimaste dotate di poteri magici vengono costantemente umiliate ed isolate) fino ad arrivare all’inettitudine e stupidità di chi detiene il potere. Miyazaki junior in aggiunta si sofferma anche su di una serie di tematiche apprezzate dai vertici Studio come l’importanza del lavoro nei campi e soprattutto il rispetto verso la vita.

 

Intrigante altresì il protagonista, il quale non è assolutamente il classico eroe visto in tanti film di Miyazaki senior; Arren è un ragazzo afflitto dallo sdoppiamento della personalità, malattia che lo porta a compiere un gesto orribile altresì è molto fragile, insicuro, apatico ed in più di un’occasione dimostra di avere paura di vivere.

I racconti di Terramare tuttavia è film a tratti estremamente lacunoso

Per prima cosa si intuisce la difficoltà del regista nel gestire un materiale di partenza troppo vasto e dunque la trama risulta quasi incoerente e nello specifico è evidente una scissione narrativa tra primo e secondo atto. 

Tante cose accennate all’inizio vengono gradualmente abbandonate mentre meritavano maggiore attenzione in aggiunta nella parte centrale spinge troppo sul versante melodrammatico risultando però vacuo e noioso.

 

Un altro aspetto da rivedere è la regia. 

Certo complessivamente il lavoro svolto da Goro è ineccepibile e si distingue da una serie campi lunghi evocativi oppure morbidi ed eleganti carrelli verticali eppure manca qualcosa rintracciabile nelle scene action troppo statiche e piatte dove non è possibile individuare quella forza dirompente caratteristica di Hayao Miyazaki.

Nulla da dire invece slle animazioni di qualità pregiatissime e spesso sorprendenti.

I racconti di Terramare è un progetto travagliato, ambizioso, accattivante ma incompiuto soprattutto se paragonato ai lavori precedenti dello Studio . 

Certo il film merita assolutamente attenzione; ci sono svariati aspetti davvero positivi  e notevoli inoltre non dimentichiamoci che dietro la macchina da presa troviamo un esordiente mai impegnato nel settore animato nonostante il suo pesante cognome.

 

 

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