Regia di Keenen Ivory Wayans vedi scheda film
Calvin, nano quarantenne di colore, esce di prigione dopo aver scontato la sua pena. Fuori lo aspetta il compare Percy P, idiota aspirante rapper, con il quale si affretta a rubare un diamante, che finisce nella borsa di una giovane sposa il cui compagno freme per diventare padre. Per recuperare il gioiello, rubato su commissione di un violento mafioso (un inguardabile Chazz Palminteri), Calvin si finge pargolo abbandonato e cerca di propiziarsi l’affetto della coppia black, e dell’anziano e (giustamente) diffidente padre di lei. Con tutte (ma neanche ben sfruttate) le prevedibili gag a sfondo sessuale che ne possono derivare, compresa quella su ciò che si dice intorno ai nani. A firmare la sceneggiatura di questa farsaccia senza ritmo né colore (e che ha pretese assurde di educational) sono addirittura in tre. Ossia, i fratelli Wayans – Keenen Ivory (alla regia) e Marlon e Shawn – rispettivamente Calvin, il nano, e Darryl, il volenteroso neogenitore. Con due imperdonabili aggravanti. Una: le note di produzione li definiscono “i cineasti afroamericani di maggior successo nella storia del cinema”. L’altra, forse ancora più raccapricciante, è che il personaggio di Calvin è frutto di una maldestra sovrapposizione digitale del volto di Marlon Wayans al corpo di due veri nani. Deprimente.
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