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Cars - Motori ruggenti

Regia di John Lasseter, Joe Ranft vedi scheda film

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La recensione su Cars - Motori ruggenti

di stanley kubrick
10 stelle

MADRE E FIGLIO  

"La famiglia è la patria del cuore"  Giuseppe Mazzini

In Cars, il rapporto tra una madre ed il proprio figlio si accentua in termini filosofici socialisti stradali. La Route 66 viene anche definita come La strada madre. E' la strada fondatrice di tutto quello che viene dopo. Una madre delle costruzioni. Attorno a lei, altre strade, figlie della prima, che prima o poi devono lasciare il nido familiare. E' basato su questo concetto il settimo lungometraggio della Pixar Animation Studios, dove la madre è rimasta abbandonata alla circolazione di macchine al suo interno, mentre le figlie si impegnano nel presente quello che la madre ha fatto nel passato. Le poche macchine devote rimaste con la Route 66 sono fondatori e luminari, che tentano di trovare alternative recenti, che stanno al passo con l'innovazione tecnologica. C'è il venditore di gomme con il suo fido assistente, lo psichedelico disegnatore, la benzinaia, lo sceriffo. Non solo loro, ma nel complesso formano una squadra totalmente patriottica, dove il fondamento culturale della propria terra non supera neanche quello della più bella città sulla faccia del pianeta. L'auto da corsa viene vista come la moda del presente, la sua ricchezza è la derivazione dello spettacolo che mette in scena per arricchire di emozioni nuove le enormi platee stanziate nei mastodontici stadi. Queste macchine messe in scena dalla Pixar hanno un cuore che pulsa, irradiato di amore, e il protagonista è proprio quello che, all'apparenza, l'organo non lo possiede. Il suo percorso è un avventura ridente e autofelice, che trova nelle macchine abbandonate al loro destino nella cittadina di Radiator Springs la vera forza per andare, finalmente avanti.
L'etica a cui ci ha abituato l'azienda di Emeryville è quella che i sogni si possono avverare anche attraverso incubi. Gli umani hanno sempre ruoli di secondo piano (Toy Story), di primo piano (Up) oppure non esistono proprio, come in questo caso. Il mondo delle auto non vige di regole oppressive, non ci sono movimenti finanziari che fanno collassare l'economia mondiale, neanche pensatori in grado di sviluppare sistemi capitalistici come faceva nell'800 Adam Smith. La loro forza interiore è il vero motore che spinge avanti le quattro ruote, non la benzina. E' vero, esistono come in ogni mondo normale anche macchine bullette, che prendono lo scherzo come motivo di ledere i diritti altrui, basti vedere all'atto di bullismo delle quattro automobili riguardo il povero Mack, il gigantesco camion che trasporta Saetta da una gara all'altra.
C'è un momento che risulta assolutamente poetico, la stupenda digressione narrativa che sospende il tempo narrata da Sally (una delle macchine nella piccola cittadina abbandonata) e Saetta. In Up, succedevano le stesse, identiche, cose. Lo spirito vivace e ricco iniziale si trasforma in una tristezza malinconica che può portare alla depressione. In questo film, capita di vedere una strada piena di traffico ritrovarsi completamente deserta, nel secondo, invece, si nota un cuore afflitto e abbattuto, invecchiato col tempo, che prima gioiva con la moglie, adesso invece si ritrova dietro casa un edificio enorme da costruire. Credo sia il momento più alto del film, in cui più volte mi emoziono. Anche le corse hanno un loro fascino, la concentrazione pervade la mente di Saetta prima di ogni gara, la sicurezza di vincere gli viene dal dentro ogniqualvolta sorpassa macchine diverse, fino ad arrivare all'arrivo, con la bandiera a scacchi che, infine, sancisce il vincitore.
Le reminescenze western popolano la piccola cittadina nel mezzo della strada madre. Sembra di assistere alla Monument Valley messa nello schermo da John Ford, con l'aridità della terra che entra in contatto con i radicchi d'erba sparsi quà e là. Il lavoro degli animatori della Pixar è stato sublime sotto questo aspetto, la cura riposta per ogni angolazione della "macchina da presa", le ambientazioni che passano dalle luci accecanti delle piste da corsa alla desolazione della terra dei cowboy, si vedono persino i sassolini per la strada che sobbalzano quando una delle macchine protagoniste ci passa vicino. Credo che la mia passione per Cars sia nata per la mia infanzia. La mia passione per le automobili di tutti i tipi e per il giornale Quattroruote, quando ero piccolo strabordava da ogni buco. Non ci sono, comunque, soltanto ricordi, per far sì che Cars sia un capolavoro, perchè la storia, già di per sè, è sensazionale e per niente ripetitiva.

La ruggine come motivo di distaccamento dai propri simili. Oppure anche come sponsorizzazione. Viene vista come una specie diversa, il razzismo si appropria nel mondo delle automobili con le distinzioni di auto pulite e auto arrugginite. Se il protagonista è spinto da un pensiero maniacale come quello di stare lontano dalle macchine sporche, nel finale si può intravedere una vena balsamica in tutto ciò. Il migliore amico è colui che si impiccia nei tuoi affari, nella filmografia pixariana è il motivo del cambiamento totale del protagonista. Se Saetta si rivoltava a vedere le macchine arrugginite nell'inizio, alla fine è proprio una di quelle l'auto più importante e a cui è più caro. La Pixar ha basato la sua ricerca sulle varie forme dell'amicizia, in ogni loro pellicola c'è qualcuno che è veramente amico di qualcun'altro.
I ricordi sembrano afflosciarsi, persi per sempre oppure riconducibili a una vecchia data. Le auto dimenticate assistono ai lavori di restaurazione, quando si sono rotte, e successivamente hanno un crollo psichico. Forse nel vincere troppo siamo inevitabilmente caduti in buchi neri, profondi e infiniti. Eppure, gli abitanti di Radiator Springs hanno un ricordo legato al passato, un qualcosa che si accende dentro il loro cervello, quella parte dedicata ai ricordi.

In ogni film della Pixar, le tematiche si affrontano piacevolmente, ricorrendo sempre da un film all'altro. Il sentimento dell'amore viene visto con un terzo occhio, nei loro film non c'è mai troppo sentimentalismo. Tante persone dicono che questo Cars è dedicato ai più grandi. Non sono d'accordo, è un film che descrive la patria, oltre alla madre e a tutto quello che è venuto dopo. Il lirismo viene raggiunto quando si vedono immagini del passato, sfumate da un colore che non assomiglia a nessuno di quelli conosciuti. L'ironia avvolge caldamente lo spettatore, anche grazie alle ottime musiche a cui il film si avvale. Capolavoro.

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