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Sweetie

Regia di Jane Campion vedi scheda film

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La recensione su Sweetie

di Kurtisonic
8 stelle

Parafrasando un altro suo film, si direbbe che la regista australiana Jane Campion dalle sue prime apparizioni sulle scene cinematografiche sia alle prese con un "ritratto di signora" che persegue in ogni sua pellicola. Per sua stessa ammissione è più esperta di fotografia, di pittura, di letteratura, approda gradualmente al cinema del quale dice di ignorare tutto ciò che è stato prima degli anni settanta. In Sweetie, primo vero lungometraggio della Campion accolto con pareri contrastanti dalla critica, emerge da subito il gusto fotografico molto attento e curato, le angolazioni di ripresa inusuali, l'attenzione agli oggetti che diventano strumenti comunicativi e quelle inquadrature dall'alto che saranno in futuro  quasi un suo biglietto da visita. Da tutto ciò ne consegue che il lavoro di preparazione della messa in scena è notevole e mai lasciato al caso o all'improvvisazione. In un quadro familiare desolato e allo sfascio, un'impiegata di banca, Kay, dalla personalità rigida e complessa si scontra con le bizzarrie del suo opposto, la sorella Sweetie, eccessiva ed estrema, in preda a soddisfare di continuo bisogni e attenzioni. Simbolicamente il film che si muove su di un filo drammatico, grottesco, venato di una leggerezza e di follia che si barcamena fra normalità e anormalità del quotidiano, si apre con un richiamo ad un albero, ai suoi rami, alle sue radici, elemento ricorrente nella Campion.  La ricerca, la costruzione, la distruzione delle origini, familiari, sociali, di relazione, possono rappresentare uno dei temi dominanti della storia. Le due sorelle, Kay e Sweetie sono in fondo complementari, una ha quello che all'altra manca, ma alla Campion interessa non tanto fare emergere un carattere sull'altro, ma vuole descrivere un universo femminile con dei connotati non usuali,  in contrasto con le regole del vivere comune, non per il gusto di esaltare la diversità, ma per mostrare la possibilità che persone qualunque possano avere pensieri, immaginari, aspirazioni, lontane dalle convenzioni sociali. Caratterizzati da comportamenti eccentrici e provocatori, i personaggi di Sweetie cercano di vivere alternando momenti depressivi a fasi euforiche ed esplosioni viscerali. Colori saturi e inquadrature che riscrivono un'estetica visionaria e sognante compensano i bassi ritmi e un percorso narrativo disturbante e a volte sgradevole. La meravigliosa inquadratura finale che si allarga sul quadro familiare ai piedi dell'albero che è al centro dell'accadimento decisivo materializza tutti gli elementi messi a fuoco nella vicenda, creando un intreccio iperrealista colmo di dramma, amore, vergogna, odio, dolore, libertà e sconcerto, Sweetie è destinato a rimanere il capitolo più discusso e più interessante della regista che con le prove successive ottiene i meritati riconoscimenti alla modernità del suo linguaggio.

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