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Sweetie

Regia di Jane Campion vedi scheda film

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La recensione su Sweetie

di alan smithee
7 stelle

MUBI

Su MUBI è disponibile il curioso e riuscito film  Sweetie, che costituisce l’apprezzato e anche un po’ controverso esordio nel lungometraggio per la famosa e premiata regista neozelandese Jane Campion, recente Premio Oscar 2022 come migliore regista per Il potere del cane.

Un film incentrato sul rapporto difficile che divide due sorelle diverse, sia fisicamente che ancor più caratterialmente, impegnate a vivere nell’eterna rivalità che le rende inesorabilmente due personaggi in competizione nella lotta per conquistare successo, simpatia e amore dai propri cari.

Kay e Sweetie, sorelle diverse e completamente inconciliabili

La graziosa e un po’ taciturna Kay non ha mai provato slanci amorosi, e per scegliere un eventuale partner si affida a una maga, che la induce a credere che un bel ragazzo che lavora nei pressi del suo posto di lavoro sia l’uomo giusto.

In realtà, dopo pochi mesi di idillio, lo stimolo sessuale della ragazza, già piuttosto controllato scema all’improvviso, rendendo il rapporto tra i due fidanzati come un affettuoso e complice rapporto tra fratelli.

L’arrivo improvviso a casa di Kay della balorda e caotica sorella Sweetie, accompagnata per l’occasione da un suo partner alcolizzato e tossico, non fa che aumentare il dissidio tra le due sorelle, che già da bambine non riuscivano mai a risultare compatibili, complice anche l’atteggiamento non proprio imparziale dei loro genitori.

Con questa sua originale, bizzarra e anche un po’ ostica opera d’esordio, Jane Campion cerca di sondare le disarmonie che contraddistinguono esistenze familiari sempre in bilico, in cui alcuni soggetti si ritrovano a vivere non per scelta personale,  ma che per pura convenzione sociale.

Geneviève Lemon, Karen Colston

Sweetie (1989): Geneviève Lemon, Karen Colston

scena

Sweetie (1989): scena

La Campion dimostra già in questa sua prima occasione uno stile narrativo molto personale, per nulla interessato a cedere verso facili rassicurazioni o virate che scostino lo spettatore da un senso di ostilità che traspare in molte inquadrature e nei dettagli di vita dei vari personaggi.

Nonostante ciò, la storia complicata che riunisce due sorelle agli opposti, al punto da risultare una frigida e l’altra mossa da una sessualità incontrollata, finisce a suo modo per volgere verso un amaro e sacrificale lieto fine, che accentua ancor più i tratti di una cineasta dotata di originalità e desiderio di non scendere a compromessi.

Le stesse caratteristiche che si renderanno evidenti nell’ancor più riuscito e ammirevole Un angelo alla mia tavola (1990), diretto l’anno successivo, foriero della definitiva consacrazione dell’autrice, che con il suo capolavoro più smagliante, ovvero Lezioni di piano (1993) raggiunge in breve tempo l’apice della propria popolarità.

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