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Impiccalo più in alto

Regia di Ted Post vedi scheda film

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La recensione su Impiccalo più in alto

di will kane
6 stelle

Il primo western girato in patria da Clint Eastwood,dopo il trionfo internazionale della "trilogia del Dollaro" di Sergio Leone, fu questo "Impiccalo più in alto", il quale, nonostante il titolo truce ,che fa presagire un'apoteosi di violenza, è, a sorpresa, un film non a favore della pena di morte, critico sul sistema legale americano già dalle origini, e pervaso da un impulso anarchico non d'accatto. Un uomo viene ingiustamente accusato da bravacci autonominati giustizieri di aver commesso un duplice delitto, catturato e appeso ad un albero:fortuna vuole che non muoia, anche per l'intervento di un "marshall" e, ripreso il suo vecchio lavoro di collega del suo salvatore, per conto di un giudice che si rivelerà spietato e fin troppo ligio al codice vigente, che non prevede clemenza, intraprenderà una ricerca degli uomini che hanno cercato di linciarlo. Pur non mancando aspetti violenti, il film di Post (che sarà chiamato da Eastwood qualche anno dopo a dirigere il secondo episodio della serie su Harry Calla(g)han) è appunto un racconto morale che ha il solo difetto di un finale poco coerente con il resto del racconto: una resa dei conti non all'altezza delle aspettative dello spettatore, e un confronto tra l'eroe, che ha una visione della Giustizia meno feroce,e comunque ha avuto un conflitto con il suo mandatario, e il giudice rigido,che spiega anche la necessità di un calcolo pure politico nell'applicazione della Legge. Clint è meno serafico e più vulnerabile di come aveva abituato il pubblico nei tre film leoniani, e aggiunge un riflesso amaro al suo prototipo di duro con un codice etico personale:in più,un altro tema ricorrente nella cinematografia dei personaggi eastwodiani,c'è una donna con l'anima straziata che non può vivere il suo presente per una violenza perpetratale da uomini feroci,che sono lontani dall'istinto comunque a modo suo cavalleresco del protagonista.Di buon livello i caratteristi intorno, con Pat Hingle che gioca su molte ambiguità,Ben Johnson che compare poco ma esprime come sempre un carisma di spicco, e Ed Begley, che presta la durezza tipica di molte sue interpretazioni ad un uomo presuntuoso e dispotico. Un western che poteva essere ben più bello, ma che andrebbe rivalutato,comunque.

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