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L'impero colpisce ancora

Regia di Irvin Kershner vedi scheda film

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La recensione su L'impero colpisce ancora

di kubritch
8 stelle

Che noia, la pace!

"La gente ancora tollera l'idea della guerra perché la guerra è così eccitante da procurare un immenso sollievo dalla noia della vita ordinaria. Naturalmente è un fatto straordinario ma anche terribile che l'indice dei suicidi cali regolarmente nel periodo della guerra. Una guerra rende la vita sufficientemente interessante, affinché, la gente non uccida se stessa. E ciò accade persino nei paesi neutrali. La gente è tanto interessata a sapere cosa conterranno i giornali del giorno dopo, da rimandare o mettere completamente da parte l'idea di suicidarsi. E' terribile che occorra una guerra per far sembrare la vita utile e significativa. Per un numero immenso di persone a cui l'ordinaria monotonia della pace sembra totalmente noiosa, occorre ravvivarla con qualche sorta di delinquenza." 

Aldous Huxley - Helping People Realize Their Potentialities, Youtube.

 

In genere, sono restio a citare i grandi personaggi della cultura, ma, questa volta mi sono lasciato tentare, perché mi è capitato di ascoltare un discorso di Huxley - autore tra l'altro di un famoso romanzo di fantascienza, Brave new world, su una futura società dominata da una dittatura distopica - in cui ho riconosciuto esattamente ciò che i blockbusters hollywoodiani e l'euforia popolare che li accompagna, mi suscitano, non solo, in termini intellettuali. La saga di StarWars è ambientata in un mondo fantastico mutuato dai romanzi cavallereschi con un occhio al cinema di Kurosawa sui samurai, ed ispirata a fatti storici come il passaggio dalla Roma repubblicana a quella imperiale o alle recenti guerre mondiali o alle imprese belliche degli USA, il tutto in una cornice messianica cristologica - Annakin/Darth Vader (da father) nasce da un parto spontaneo e gli Jedi sono una sorta di francescani combattenti. Insomma, ce n'è per tutti i target, in tutte le latitudini. Tra l'altro, in questo film della serie c'è un omaggio a "Roma, città aperta" di Rossellini nella scena in cui Han Solo viene torturato dall'esercito imperiale e dall'esterno della prigione si sentono le sue urla di dolore. Il racconto si svolge 1000 anni dopo l'ultimo conflitto con i signori del male, i Sith, che, decretando la vittoria degli Jedi, ha portato ad un lungo periodo di pace nella Galassia. Il punto sta proprio nel fatto che l'assenza di conflitti bellici sia considerata poco divertente. A ben vedere, c'è un che di sadomasochistico in tutto ciò. Anche se l'intento di Lucas è quello di destare nel pubblico un interesse verso la Storia trasfigurandone le ricorrenti dinamiche politiche ("corsi e ricorsi" del nostro campano Giambattista Vico) , con la speranza che ciò possa servire ad orientare lo spirito collettivo nella giusta direzione, e a contrastare derive autoritarie, la vivacità estetica delle avventure belliche narrate lo contraddicono. La guerra, nella realtà, è un orrore senza pari. I nemici non sono macchine o operatori del male assoluto, diavoli, ma sono uomini esattamente come noi, nel bene e nel male. Si pone, comunque, il problema di rendere la gente consapevole dei pericoli sociali cui va incontro assecondando ambizioni personali di potere, proprie ed altrui. Siccome in USA sono abituati a vedere le cose in senso pragmatico, pensano che per trasmettere un messaggio, basti attrarre il pubblico con la forma dello spettacolo d'intrattenimento combinando, così, gli interessi materiali in termini di commissioni idustriali e prestazioni lavorative, e l'esigenza della libera creatività. Ma quanti effettivamente sono quelli che recepiscono il suddetto messaggio? Secondo me molto pochi. Basti vedere il cinema che ne è scaturito e che tiene ancora banco: giocattoloni pirotecnici e rumorosi in cui tutto il valore spettacolare è affidato alle scene di lotta (niente sesso naturalmente). Il mercato ha un effetto alchemico rovesciato: dall'oro alla cacca. Non capisco perché ci si è messi in testa (mi riferisco anche a tanti critici e addetti ai lavori nostrani) che assecondare la reazione istintuale del grande pubblico sia sempre un bene (v. Gremlins). Posso anche apprezzare la qualità coreografica (Tarantino) delle scene d'azione ma preferisco l'arte tersicorea a quella della guerra. Sull'estetica della violenza che permea la cultura della nostra epoca, rendendoci assuefatti, rimando ad Arancia Meccanica. Questi spettacoli sono, in genere, dei puri caleidoscopi, con effetti psichedelici di tipo allucinogeno che hanno, per molti, il senso di un'evasione dalla monotonia della alienante/spersonalizzante vita quotidiana, come ben descriveva Huxley con tono sarcastico. Chi non vuole sentirsi o pretendere di essere dalla parte del bene? Il messaggio morale del film è affidato al personaggio meno umano e più stravagante di tutti, seppure, quello più potente, l'unico che è vissuto più di 800 anni, il maestro Yoda. "La grandezza non c'entra. Guarda me. Giudichi, forse, me dalla grandezza?" I tratti del viso, le espressioni, il modo di parlare e la filosofia ricordano un personaggio realmente vissuto e molto stimato nei paesi anglosassoni, Jiddu Krishnamurti, che ha tenuto migliaia di convegni in giro per il mondo per circa sessant'anni. Disimparare ciò che si è imparato; non farsi condizionare dalla paura; non farsi prendere dalla rabbia, non esaltare la violenza; non cedere alla tentazione della via più rapida e facile del succeso immediato, o al piacere: fanno parte del suo frasario. Diciamo che la rappresentazione di Lucas è più una sorta di rielaborazione dei suoi discorsi tradotti in base alle convenzioni sociali. Krishnamurti non era un combattente, anzi, si teneva lontano da qualsiasi tipo di conflittualità e affermava la necessità di liberarsi dal desiderio di diventare qualcosa di migliore; per cui non avrebbe approvato l'idea di un tirocinio per diventare Jedi, esseri speciali. Il concetto di Forza che permea ogni cosa è una trasposizione tra panteismo scientista e cristianità cavalleresca. Qualcuno lo definisce sincretismo postmoderno; io lo chiamo pasticcio razionale. Potremmo dire che StarWars fa parte dello stesso fenomeno culturale che ha portato al mercato delle dottrine orientali o New Age; reazione alla frustrazione diffusa. Di lato, troviamo il tema psicanalitico del parricidio, ripreso più volte da Lucas, che esprime la necessità di evolversi dagli schemi morali dei padri; quegli stessi che hanno generato l'apocalisse bellica dello scorso secolo. Al di là di tutto, l'unica vera libertà creativa Lucas se la prende popolando il suo universo narrativo di creature bizzarre facendole interagire alla pari con gli umani senza che ciò risulti inappropriato. In effetti costruisce tutto un vasto cosmo alternativo neutralizzando la linea di confine tra realtà e fantasia. Inutile indicare tutte le incongruenze ed approssimazioni, anche se non sempre funzionano, poiché fanno parte del progetto artistico. Il segreto sta nel tono umoristico, nel non prendersi troppo sul serio, contro la tendenza attuale che è quella di contaminare il racconto fantastico con intenti pedagogici relativi al sistema di appartenenza, fini commerciali e sentimenti nazionalistici. Accade quando la propaganda capitalistica si appropria del successo di un prodotto artistico. 

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