Regia di Larisa Shepitko vedi scheda film
VENEZIA 75 - CLASSICI RESTAURI
Freddo e gelo mietono ancora più vittime della battaglia che si consuma nelle steppe bielorusse durante l'avanzata nazista dei primi anni '40, e lo strenuo tentativo delle forze locali di fermarne il loro inesorabile avanzare, provoca vittime in mezzo ad un paesaggio innevato che pare candido ed aggraziato, ma nasconde entro di sé una scia di morte crudele e sofferenze indicibili.
Distaccatisi dal gruppo, un ufficiale ed un soldato semplice, si spingono verso i piccoli villaggi del circondario per cercare cibo, ma vengono presto avvistati ed i seguiti dai tedeschi; feriti e tramortiti dal freddo, malati ed affamati, trovano rifugio presso una contadina vedova con tre figli piccoli al seguito.
Ma le truppe naziste li accerchiano e catturano, portandosi appresso pure la padrona di casa, accusata di collaborazionismo e pertanto destinata pure lei a condanna a morte, e per questo costretta a lasciare al loro tragico destino i tre ragazzini.
Durante la breve prigionia, ci sarà chi sarà in grado di accettare eroicamente il proprio destino, e chi invece sceglierà la via del collaborazionismo, per cercare una debole, vigliacca e compromissoria via di scampo, trascinandosi addosso un rimorso di coscienza senza fine.
Verso la fine della sua prematura, ma vitale carriera di regista, interrotta da una morte accidentale quanto crudele, Larisa Shepitko, moglie dell'altro gran regista sovietico Elem Klimov, ci lascia il suo film più intenso e alto che sonda tematiche strategiche, degne di bilanci esistenziali a cui si è costretti quando la vita ci pone dinanzi ad un episodio definitivo e cruciale, ove è indispensabile schierarsi, fare una scelta tra vivere e tradire le proprie tradizioni e culture, o morire fedeli alla propria causa.
In un bianco e nero in cui il candore glaciale della neve stride con l'atmosfera mortifera che si respira durante un conflitto senza tregua, L'ascesa trasuda, nella fuga senza scampo dei due protagonisti disperati, un tono biblico austero e senza scampo che rimanda ad un giudizio divino ex-post, e dunque addivenire.
Nel presente senza speranza, l'agonia predispone ad una scelta da cui dipende un futuro sconosciuto, ma certo, giusto e fatto di una pace che sembra estranea ed incompatibile con quel candido inferno di ghiaccio che è nulla rispetto alla violenza di una contesa tutta umana e completamente insanabile.
Splendidi primi piani di volti devastati dalla sofferenza, fisica e morale, appartenenti ad esseri viventi piegati dalle circostanze, ma mai veramente inclini ad una resa che sa di morte e di fine senza scampo.
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