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Il grande duello

Regia di Giancarlo Santi vedi scheda film

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La recensione su Il grande duello

di giurista81
6 stelle

Dopo esser stato a un passo dal dirigire Giù la Testa, Giancarlo Santi fa il suo debutto nel western e lo fa al servizio di un ricca coproduzione franco-italo-tedesca che ha negli specialisti Chrosicki e Sansone i fari guida. La pellicola beneficia di un cast molto qualitativo. Ritroviamo un Lee Van Cleef versione Douglas Mortimer, come "il colonnello" fuma pipa e va in giro a far fuori banditi. Questa volta però è uno sceriffo che intende far scagionare, ma lo si capirà solo nel proseguo del film, un giovane e acrobatico pistolero ingiustamente accusato di omicidio. Nei panni di quest'ultimo c'è il semi-debuttante Alberto Dentice, che si rivela adatto al ruolo con movenze (salta, piroetta e spara rotolando al terreno) e caratterizzazione alla Giuliano Gemma. 

Santi, aiuto di Sergio Leone, recepisce gli insegnamenti del maestro e lo fa vedere soprattutto nei duelli (dilatati e con primissimi piani sul taglio degli occhi) e nell'impiego, spalmato per tutto il film, di un flashback che si completa solo all'epilogo. Notevole il montaggo della resa dei conti finale, tre contro uno, con le immagini dello spettacolare flashback (girato in bianco e nero con il killer, inquadrato in piano americano in controluce, avvolto dal fumo di un treno che impedisce di intuire i connotati) alternate a quelle del confronto.

Non particolarmente riuscito come intreccio e caratterizzato da un eccesso numerico di attori (davvero troppi, con molti di essi privi di senso), paga sia il suo essere concepito quale western classico (anche se non manca l'ironia), in un periodo di parodie o commedie, sia una lieve sfilacciamento nella sceneggiatura (qualche personaggio sparisce nel nulla strada facendo).

Ordinario Van Cleef, bravo Dentice, perfetto Horst Frank, di cui si sospetta una qualche responsabilità nella morte del padre (interpretato dallo stesso Frank con baffi e barba bianca). Si scoprirà poi che l'autore dell'omicidio è stato, per ragioni di giustizia, Van Cleef stesso. E' proprio in quest'anima gialla che risiede il fulcro del lavoro di Ernesto Gastaldi (autore della sceneggiatura), che traccia un soggetto più vicino al giallo che ad altro.

La colonna sonora di Bacalov è divenuta epica per esser stata ripresa da Quentin Tarantino per l'episodio in animazione dedicato all'infanzia di O-Ren nel film Kill Bill Vol.1.  

Ordinario e nulla più, anche se con una sequenza (quella del flashback) che vale da sola la visione.

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