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Hollywood Party

Regia di Blake Edwards vedi scheda film

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La recensione su Hollywood Party

di Antisistema
10 stelle

I film più famosi di Blake Edwards presso il grande pubblico sono Colazione da Tiffany (1961) e La Pantera Rosa (1963); per quanto risultino due pellicole eccezionali, come nella maggior parte dei casi la fama non equivale ad opera migliore del regista; titolo che in questo caso spetta sicuramente a Hollywood Party (1968). Edwards veniva da un decennio ininterrotto di successi come Operazione Sottoveste (1959), Colazione da Tiffany, La Pantera Rosa, Uno Sparo nel Buio (1964) e La Grande Corsa (1965), così forte della sua posizione, il regista coltiva un sogno nel cassetto che aveva da tempo; prendere i 6-7 minuti scarsi della festa di Colazione da Tiffany e farci un intero film. I produttori avendo fiducia nel regista, aprono i cordoni della borsa e decidono di assencondare il regista in tutti i suoi desideri. Edwards oltre alla regia, si occuperà anche della della stesura del soggetto e della sceneggiatura (qualche decina di pagine scarse). 

In Hollywood party non c'è una trama, visto che la vicenda è esile, poichè si basa sui pasticci e sui disastri provocati dall'indiano Bakshi (Peter Sellers) prima come attore su un set e poi in una villa di Hollywood dove si svolge una festa organizzata da un grosso produttore. L'asso nella manica di Edwards risulta essere sicuramente Peter Sellers, che è la più grande invenzione comica degli anni 60'. Molte sequenze del film sono improvvisate al momento e la sinergia attore-regista, ha prodotto enormi risultati visto che entrambi condividevano la medesima visione di comicità. Edwards grande fan delle pellicole del cinema muto, porta la concezione semplice delle gag di quel periodo all'epoca del cinema sonoro, unendola ad una forte componente slapstick, con il risultato di creare una nuova conezione di gag che risulta mutevole a seconda delle circostanze e fortemente efficace quanto originale per la forte impronta di assurdo surreale che vi è alla base. Edwards portando al perfezionamento il meccanismo comico creato e sviluppato nei precedenti film, si avvale di numerosi di longtake e piani sequenza, grazie ai quali dilata i tempi della gag all'inverosimile, accentuando così la carica fisica della comicità di cui il nostro protagonista si fà portatore. Come potete capire, la gag di Blake Edwards non preferisce far uso dell'arte del dialogo tipica delle commedie di Cukor o di Wilder, ma preferisce avvalersi delle movenze e del corpo di un Sellers che è assolutamente determinante per la riuscita del film. E' un approccio totalmente differente; magari meno "immediato" e più "astratto" per lo spettatore (il film potrebbe essere percepito come datato dallo spettatore odierno più distratto), ma efficace nel mettere alla berlina l'intero ambiente delle feste Hollywoodiane. 

 

Peter Sellers, Claudine Longet

Hollywood Party (1968): Peter Sellers, Claudine Longet

 

La casa del ricco produttore è composta da un arredamento post-moderno fatto di quadri artificiosi, mobili assurdi e colori che sembrano gioiosi e adatti ad una festa, ma in realtà riflettono una sensazine di noia "borghese" artificiale, che ben riflette lo spirito noioso e glaciale con cui gli invitati del produttore si rendono partecipi a questa festa. La festa per Edwards, è il momento di aggregazione sociale più importante per l'essere umano, poiché capace di togliere ogni inibizione che mette a freno gli istinti umani, tirando fuori il lato più anarchico delle persone. Tra abbigliamenti improbabili, che altro non sono che maschere dietro le quali si celano verità nascoste (vedasi la scena del pollo e la parrucca), produttori che abusano della loro posizione (Weinstein è sempre esistito), raccomandazioni, sfarzo e lusso artefatto; il regista finisce con il simpatizzare con il nostro protagonista, che alla fine porta una vera e propria carica di vita con la sua imbranatagine cronica, distruggendo il simbolo dello sfarzo (la casa); avvalendosi anche dell'aiuto di Michelle Monet (Claudine Longet), una giovane attrice-cantante che vorrebbe sfondare nel mondo del cinema e che in realtà si trova fuori posto alle regole di questo mondo ipocrita, non potendo che essere quindi l'unica a trovarsi in sintonia con il nostro protagonista pasticcione, che finisce con l'innamorarsi della giovane dopo che canterà innanzi al pubblico della festa Nothing to Lose (altra composizione riuscita di Henry Mancini). Per gli ospiti è una canzone come un'altra, per Bakshi è l'elemento che contribuisce ad entrare in sintonia con Monet; d'altronde la ragazza non ha più niente da perdere.

Edwards quindi ne ha per tutti, anche per la figlia dei ricchi genitori e dei suoi amici contestatari (siamo nel 1968), che sono visti come degli svitati che usano la scusa della contestazione per fare casino, più che credere nelle loro battaglie ideologiche; anche se c'è da dire che nella loro stupidità sono quelli più vicini alla follia di Bakshi (che alla fine non fa' altro che manifestare all'esterno, l'essenza della sua persona, plasmando il mondo che lo circonda secondo la propria follia), il quale però non ha connotazione politica nel compiere i suoi disastri, ma alla fine l'indiano risulta essere pura e semplice anarchia, che se ne frega delle forme e delle convezioni sociali opprimenti. Il tutto sfocia in un finale folle e ai limiti dell'onirico surreale, che contrasta contro ogni convenzione da finale romantico dell'epoca. 

Accusato da qualcuno di plagio verso Playtime di Tati, posso dire che sono accuse infondate. Non ho visto il film di Tati, ma per spegnere le voci di accusa, posso dire che il film di Tati uscirà negli Stati Uniti solo nel 1971, quindi qualche anno dopo l'uscita del film di Edwards. Al massimo il regista si sarà ispirato a vecchie opere di Tati e comunque, vedendo la sua filmografia, si comprende che l'arte della gag usata in questo film, Edwards la prefezionava di film in film da oltre un decennio. 

Grosso flop di pubblico e critica (d'altronde non ne esce bene nessuno), che poterà il regista a scontrarsi sempre più con gli studios ed il clima della New Hollywood con cui il regista non era per niente in sintonia; riuscendo a trovare una via di uscita solo verso la fine degli anni 70'. Con il tempo il film è stato ampiamente rivalutato e oggi è giustamente ritenuto il miglior film di Edwards e una delle migliori commedie della storia del cinema, tanto che Mereghetti gli assegna il massimo punteggio nel suo dizionario e Morandini gli ha conferito l'onore della quinta stellina. 

 

Peter Sellers

Hollywood Party (1968): Peter Sellers

 

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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