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American Gigolò

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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La recensione su American Gigolò

di rocky85
7 stelle

Al terzo film da regista, Schrader fa il botto. Commerciale, si intende. Dopo Tuta blu e Hardcore, due film molto belli che però avevano avuto scarso successo, arriva American Gigolo ed un successo planetario. American Gigolo divenne all’istante un film di culto, soprattutto per la presenza di un Richard Gere vestito Armani che divenne un mito, e per una storiella alla fin fin facile facile e di prevedibile successo. Eppure motivi di interesse in questo film ce ne sono. Perché dietro all’apparenza delle musiche in pieno stile anni Ottanta (Call Me di Blondie è una hit immortale, ma tutta la colonna sonora di Giorgio Moroder è apprezzabile), dei vestiti firmati di Gere, delle immagini patinate, Schrader propone comunque un discorso non banale sul denaro e sulla corruzione, sullo scintillio vacuo della ricca classe borghese americana. Qualcuno, come Mereghetti, ci ha visto anche qualche simbologia religiosa, cosa che io non vedo, ma comunque… Quello che ho notato io è invece una certa continuità e coerenza di Schrader nel narrare la notte ed i cosiddetti viaggiatori solitari della notte (il Julian Kay di American Gigolo ha punti in comune in questo senso con il Travis Bickle di Taxi Driver, ed anche con i protagonisti di Hardcore e Lo spacciatore). La seconda parte diventa molto prevedibile, con una trama gialla insipida.

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