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Memorie di un assassino

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Memorie di un assassino

di munnyedwards
8 stelle

 

La normalità è sfuggente come gli occhi impauriti di un sospettato, invisibile come un mostro stupratore e assassino di giovani donne, lo è ancor di più quando chi dovrebbe vigilare, accecato e limitato dai dettami ottusi del regime, punta il suo sguardo repressivo sempre dalla parte sbagliata, restando cosi costantemente indietro, impotente e inadeguato.

Memories of Murder può certamente definirsi un thriller anomalo, riprende stilemi e topoi dei classici occidentali ma li rielabora in una rappresentazione personale e originale, miscelando sapientemente elementi diversi spazia tra dramma e ironia, detection e action, senza mai perdere il filo di una matassa che appare fin dal principio rigorosa nella sua essenzialità e chiara nei suoi intenti.

 

 

Corea del Sud, 1986, la provincia di Gyeonggi è diventata il terreno di caccia di un micidiale serial killer, la polizia locale a corto di mezzi e di preparazione appare fin da subito inadeguata e dopo il ritrovamento di alcune vittime arriva da Seul un nuovo agente più adatto a seguire casi del genere.

Ma nonostante le nuove scoperte il team di indagine resta sempre un passo indietro, concentrati su piste sbagliate e su facili (troppo facili) sospettati mancheranno il bersaglio grosso, che resterà inafferrabile, protetto dal suo essere ordinario, comune, normale.

Nel film di Boon Joon-ho la componente di critica politica è certamente presente, ma l’argomento è trattato con finezza non comune, maggiore spazio viene giustamente concesso allo sviluppo della trama investigativa ma il regista non si dimentica di inserire la vicenda in un preciso contesto storico, fotografando con acuta precisione uno status politico inadeguato, moralmente corrotto e infine complice della dilagante violenza.

Le scene degli interrogatori ci vengono presentate con una leggerezza stonata, quasi in chiave ironica e i poliziotti impegnati risultano persino simpatici nella loro crudele opera di aguzzini, uomini talmente assuefatti ad uno status di repressione consolidata che compiono il loro sporco lavoro con assoluta naturalezza, costruendo prove false e generando con la tortura false confessioni; le vittime sono poveri disadattati, ritardati mentali, pervertiti, uomini soli che cercano un po’ di conforto nelle tristi note di una canzone.

Gli inquirenti puntano tutte le loro carte sulla diversità e sull’anormale e per questo mancano l’obiettivo, che si nasconde invece in piena luce, rispettoso delle regole e della buona creanza, alla fine (ma solo alla fine) uno dei poliziotti capirà di aver sempre guardato dalla parte sbagliata, ma ormai sarà troppo tardi.

 

 

Memories of Murder è un film che lascia un segno importante, che conquista con una vicenda thriller decisamente atipica ma in grado di mantenere sempre alta la tensione, allo stesso tempo l’opera di Boon Joon-ho fa riflettere per i messaggi che propone e che lascia poi esplodere con un doppio finale semplicemente grandioso.

Notevole il lavoro di scrittura sui personaggi, in particolare sui due poliziotti incaricati del caso, il violento detective locale (ottima la prova di Song Kang-ho) e il “forestiero” di Seul, che alla fine del viaggio troveranno le loro personalità quasi translate una nell’altra, vittime anche loro di un sistema che li vedeva sconfitti fin dal principio.

La regia di Boon Joon-ho eccelle dal punto di vista tecnico, perfetta nella rappresentazione grottesca e violenta degli interrogatori cosi come nelle sequenze più concitate ed emotivamente pressanti, il film non presenta cali di ritmo ma anzi si giova di improvvise impennate di adrenalina pura, il finale pessimista sotto una pioggia scrosciante è perfettamente congruo e dona all’opera un sapore amaro che lascia il segno.

Voto: 8

 

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