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Kinky Boots. Decisamente diversi

Regia di Julian Jarrold vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Kinky Boots. Decisamente diversi

di Scarlett Blu
7 stelle

Come si affronta la crisi economica e finanziaria?

Kinky Boots. Decisamente diversi, film del 2005 ispirato a una storia vera, diretto del regista inglese Jullian Jarrod (Becoming Jane) è una commedia a sfondo sociale, intelligente, elegante, mai eccessiva, a tratti deliziosamente ironica, che dà una piccola risposta, ma non si prende troppo sul serio.

 

La crisi è appena agli inizi e non è ancora esplosa in maniera drammatica. Bisogna avere il coraggio delle idee, osare una strada mai intrapresa prima, andare controcorrente e contro le regole comuni, superare pregiudizi e preconcetti.

 

L’insicuro Charlie Price eredita dal padre una piccola fabbrica di scarpe nella provincia inglese; causa la crisi e incaute operazioni commerciali, si vede costretto controvoglia a licenziare operai e probabilmente a vendere l’azienda, quando incontra per caso Simon/Lola, drag queen che si esibisce in un locale di uomini travestiti da donne.

 

 

 

Così, sostenuto da una giovane collaboratrice che gli suggerisce di non arrendersi alle prime difficoltà, ma di puntare su un mercato di nicchia per risollevare le sorti dell’azienda paterna, Charlie matura il progetto di fabbricare scarpe femminili, stivali col tacco ‘in grado di reggere il peso di un uomo’, e Lola inizia a collaborare al progetto come stilista della nuova linea che sarà presentata alla fiera di Milano.

 

Il travestitismo potrebbe sembrare il tema centrale; in realtà, è più che altro un pretesto attorno cui si costruisce la dinamica di eventi e situazioni divertenti, che hanno però un retrogusto amaro, ed è trattato con grazia e leggerezza.

Il personaggio di Simon/Lola – interpretata da un bravissimo e talentuoso Chiwetel Ejiofor, quello di 12 anni schiavo, per intenderci, qui alle prese con tacchi alti, rimmel e rossetto, parrucche e reggiseni imbottiti - ha una psicologia convincente, uomo/donna che lotta per esprimere liberamente la sua natura, tra problematiche d’accettazione che si sviluppano nell’ambiente lavorativo, ma hanno radici anche più lontane nel passato di Simon, sfumature appena accennate ma rivelatrici in un flashback iniziale, e nei bei dialoghi tra Lola e Charlie, che lasciano cogliere un vissuto di Lola fatto di sofferenza e conflitti.

 

Così assistiamo ad un’alternanza di scene vivaci, tra la fabbrica dove si producono gli stivali e le belle essenziali esibizioni canore di Lola sul palcoscenico, che fanno da colonna sonora con alcuni pezzi memorabili.

La tensione è giocata sui piccoli conflitti risolti con bonaria ironia, che si generano tra Lola e un operaio della fabbrica che sente messa in discussione la sua virilità, tra Charlie e la sua scostante, altezzosa fidanzata che vorrebbe vendere la fabbrica e liberarsi del problema, in ultimo tra Charlie e lo stesso Simon sul problema dell’identità e come va gestita.

Belli gli esterni finali di una Milano malinconica e notturna dall’aria internazionale, fotografata sulla Piazza del Duomo (riconoscibile l’ arco della galleria, si evita la troppo abusata facciata della basilica), divertente la sfilata finale sulla passerella milanese che vede il successo del piccolo marchio inglese, ma senza cadute di stile.

Molto godibile.

 

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