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The Wizard of Gore

Regia di Herschell Gordon Lewis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Wizard of Gore

di undying
6 stelle

Il miglior splatter di H. G. Lewis, grazie a una sceneggiatura (non di suo pugno) piuttosto ben scritta e ricca di spunti metacinematografici. Tecnicamente il livello è però sempre quello trasandato del regista, con effetti speciali poco curati, recitazioni da teatrino scolastico e una cinematografia piuttosto statica.

 

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Montag "il magnifico" (Ray Sager) esegue impressionanti effetti d'illusionismo, rendendo partecipe il pubblico dei suoi sadici spettacoli: una donna divisa in due con una motosega elettrica, un'altra con la testa trapassata da una punta metallica, la terza trafitta da una pressa idraulica. Ogni "trucco", risolto in una burla, diventa terribilmente reale appena il soggetto sottoposto a "tortura" ha abbandonato il teatro. Nel tempo di poche ore infatti le relative partecipanti vengono trovate uccise, apparentemente da un serial killer che ha inflitto loro le stesse ferite subite nella finzione. La giornalista televisiva Sherry Carson (Judy Cler) è sempre presente, assieme al suo ragazzo Jack (Wayne Ratay), agli spettacoli di Montag nel tentativo di ottenere disponibilità da parte del mago per un'intervista esclusiva da trasmettere in diretta televisiva. Jack però, anche lui un giornalista al quale giungono le foto degli omicidi, arriva ben presto a identificare nelle vittime le ragazze sottoposte alle illusioni di Montag, allertando immediatamente la polizia. Convinti che l'omicida possa essere qualcuno presente agli spettacoli, se non lo stesso Montag, i poliziotti decidono di tenere sotto controllo la prossima partecipante. Con sorpresa, però, scoprono che questa volta le donne sono due, trafitte - ancora una volta senza immediata conseguenza - da un'enorme spada infilata in gola. Nonostante gli appostamenti dei poliziotti, più tardi le due ragazze vengono trovate morte in condizioni inspiegabili, con le ferite corrispondenti a quelle subite "virtualmente" sul palco: del killer non v'è traccia e nemmeno delle armi dei delitti. Inoltre i cadaveri delle precedenti assassinate sono stati trafugati dall'obitorio.

 

"Io... sono... Montag! Maestro dell'illusione! Nemico della ragione! Un mago, se volete.
Ma cos'è un mago? Una persona che spezza le regole della logica e sbriciola il vostro mondo, così che potrete andare a casa e dire: 'Oh, che abile imbroglione!'
E andate a dormire nella tranquillità della vostra realtà.
Quando capirete che in quel momento non state dormendo nel vostro letto, sognando di essere qui in questo teatro?" [1]

 

"Quando pensate che vi state svegliando... state solo iniziando a sognare."

 

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Le due citazioni sopra riportate evidenziano una certa similitudine con alcuni monologhi tipici di Zè do Caixao. E anche il look del mago, con un enorme mantello nero, cappello e occhi ipnotizzanti, in parte ricorda la figura del becchino protagonista della lunga serie di horror brasiliani. A rendere ancor più simili i due personaggi, il fatto che anche Montag va e viene da un cimitero trascinandosi dietro i corpi delle vittime. Non è affatto da escludere che Lewis avesse ben presente la saga, quasi contemporanea, di José Mojica Marins.

 

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The wizard of gore: (sopra) due immagini che rendono l'idea della similitudine tra il mago Montag e Zé do Caixao 

 

Come che siano di fatto andate le cose, ancora una volta ci troviamo di fronte a un'opera dissacrante, ingenua per la povertà di messa in scena e il minimalismo tipico delle produzioni di Lewis. The wizard of gore non si discosta dai precedenti splatter dell'autore: effettacci insistiti e mal realizzati, con abbondanza di interiora animali; riprese statiche con passaggi da una scena all'altra costruiti con estrema faciloneria e senza alcuna accortezza di montaggio; recitazioni mediocri; fotografia scadente. Però in questa circostanza qualcosa è leggermente diverso dal solito spettacolo sanguinario, la storia è stranamente intrigante e via via che procede, pur con certa lentezza, invoglia a cercare di venire a capo del mistero, cercando di individuare il possibile responsabile dei delitti. La sceneggiatura, opera di Allen Kahn, non è male e anzi azzarda curiose riflessioni sulla strana attrazione che il pubblico prova alla visione di scene violente (si citano l'inquisizione spagnola, i gladiatori romani e gli incidenti stradali facendone un parallelo con l'effetto catartico dei prodotti di finzione destinati a televisione e cinema). Non solo, durante le rappresentazioni teatrali di Montag le scene dei finti delitti vengono montate con effetto anacronistico e spiazzante, cioè dopo aver assistito al disgustoso trucco splatter la sequenza torna indietro di qualche secondo e lo ripropone con esito differente, talvolta anche due o tre volte. Effetto che tende a sottolineare appunto l'illusione percettiva (quindi l'inganno delle apparenze) che lo spettatore al cinema (alla sala il film era destinato) sta provando, parallelamente a quella inscenata in teatro.

 

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The wizard of gore: Montag all'opera sul palco 

 

Sicuramente imbarazzante la surreale svolta in chiusura, che a tradimento si fa gioco di ogni plausibile ipotesi fatta da chi sta guardando, contribuendo a far perdere punti a un film che, per quanto mai banale e ricco di riferimenti metacinematografici, è certamente realizzato con molta approssimazione e poca competenza cinematografica. In fondo, non si dovrebbe dimenticare che Lewis era un insegnante, diventato regista per opportunità economica e senza adeguata preparazione. Si potrebbe comunque azzardare l'ipotesi che The wizard of gore abbia in qualche modo ispirato Bloodsucking freaks, anche se ciò non è detto essere un merito. Come quasi tutti i film horror di H.G. Lewis, inoltre, anche questo ha avuto il suo remake, diretto da Jeremy Kasten nel 2007. 

 

[1] Citazione presente anche in Herschell Gordon Lewis - The GoreFather (pag. 127/128) a cura di Alberto Farina

 

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The wizard of gore: Ray Sager si sporca le mani

 

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The wizard of gore: flano pubblicitario tipico delle opere di Lewis che annuncia il film essere stato girato "in devastating color"

 

"La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente."
(Albert Einstein)

 

F.P. 24/10/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 94'41")

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