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Color Me Blood Red

Regia di Herschell Gordon Lewis vedi scheda film

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La recensione su Color Me Blood Red

di undying
4 stelle

Modesto splatter diretto (e scritto) con la mano sinistra dal padrino del gore. Lontano dai suoi migliori lavori, e oscillante tra commedia e horror.

 

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In una confortevole villa a ridosso del mare vive Adam Sorg (Gordon Oas-Heim), pittore di buone speranze che sopporta con malcelato disappunto i giudizi del critico Gregorovich (William Harris). Il trafficante di quadri Farnsworth (Scott H. Hall) organizza una mostra nella quale i lavori di Sorg trovano certo apprezzamento di pubblico, mentre dall'esperto Gregorovich vengono duramente giudicate le contrastanti e accentuate tonalità di colore, tipiche dell'artista. Quando Gigi (Elyn Warner), fidanzata di Sorg, ferendosi imbratta una tela di sangue, nel pittore si manifesta una inaspettata forza creativa. Quel rosso è l'ideale per le sue creazioni, e non esita ad uccidere la ragazza (seppellendone il corpo in spiaggia) per completare una macabra opera, che trova anche il riscontro positivo di Gregorovich. Sorg si mette così alla ricerca di nuove vittime da cui estrarre sangue per i suoi dipinti. La prima a finire sotto l'inarrestabile follia omicida di Sorg è una coppia che si è appropriata, senza permesso, dei pedalò acquatici del pittore.

 

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Terzo capitolo di una "trilogia sanguinaria", dopo Blood feast e 2000 maniacs e opera minore del padrino del gore, anche qui coinvolto nella sceneggiatura e accreditato tecnico della fotografia. Mentre a produrre è il sodale David F. Friedman, compagno d'avventure cinematografiche sin dai tempi dei nudies. Con buona probabilità Lewis fa riferimento ad A bucket of blood (1959) di Corman, spostando il soggetto dalla scultura alla pittura.

 

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Nonostante l'idea possa presentare un buono spunto di partenza, la presenza di siparietti ironici, associata ad una colonna sonora da commedia e ad una regia superficiale, contribuisce a rendere Color me blood red un fiacco esemplare di splatter ante litteram. Genere cinematografico, lo splatter, che deve la sua origine proprio a H.G. Lewis quando nel 1963 realizza Blood feast: opera modesta, oggi ben poco impressionante, ma che all'epoca rompeva il tabù della violenza, mettendo in scena omicidi elaborati e sanguinari. Violenza che ovviamente -più per dovere che per intenzione- il regista sente d'obbligo di spargere in almeno due o tre contesti anche qui. Nella lunga filmografia di Lewis, dunque, Color me blood red rappresenta il classico lavoro realizzato con pilota automatico, quindi privo di quelle intuizioni che contraddistinguono i suoi migliori titoli.

 

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