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Bug

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Bug

di FABIO1971
8 stelle

Un telefono squilla insistentemente nella notte. La stanza di uno squallido motel nel cuore del deserto. Una donna, Agnes (Ashley Judd), risponde. Nessuno dall'altra parte del filo. Poi, altri squilli. Agnes non ha alcun dubbio: è sicura, infatti, che ad averla chiamata sia stato Jerry (Harry Connick jr.), il suo ex marito, evidentemente appena uscito di galera: "Dove sei? Ti hanno rilasciato?", urla infastidita al misterioso e muto interlocutore, "Sai che ti dico? Se mi chiami, faresti bene a parlare, perchè così mi fai soltanto incazzare! Non servono a niente queste telefonate, fottuto idiota! Adesso chiamo la polizia, così ti rintracciano subito e ti sbattono di nuovo dentro, capito?". Agnes lavora in un pub, ha una stanza in affitto al Rustic Motel, Oklahoma, e non ama molto la compagnia. Ha un'unica amica, la sua collega Ronnie (Lynn Collins), che convive con un'altra donna: nella desolazione di un'esistenza ai limiti della dignitosità, le serate all'insegna di alcool e droga che le due ragazze trascorrono insieme si trasformano, per Agnes, negli unici momenti di evasione. Anche perchè Ronnie, che tenta sempre di coinvolgerla in qualche distrazione, proponendole feste e incontri galanti, non riesce mai a convincerla. Durante una di queste serate l'amica le presenta Peter (Michael Shannon), un ragazzo conosciuto nel pub: figlio di un predicatore, è un tipo introverso, ombroso, dalla calma quasi inquietante, e forse proprio per questo motivo non infastidisce Agnes, che, anzi, finisce per restare affascinata dai suoi modi delicati e rassicuranti e dalla stravaganza dei suoi discorsi ("Innervosisco le persone perchè riesco a vedere oltre. E non piace a tutti: vedo quello che si tende a nascondere"). L'ex marito, invece, che le piomba in casa dopo due anni di galera, la terrorizza, ma le ha promesso che sistemerà alcuni affari in città ed entro qualche settimana toglierà il disturbo. La sintonia tra Agnes e Peter nasce alimentandosi proprio della brutalità di Jerry, un'intimità raggiunta durante un lunghissimo dialogo chiarificatore in cui Peter la interroga sul suo drammatico passato:
"Quanto sei stata con lui?".
"Tanto da averne ancora paura di notte".
"Avete avuto figli?".
"No".
"Quell'uomo non mi piace. E non mi piace che ti picchi".
"Secondo te io ne sono felice, invece?".
"Ha detto che sarebbe tornato".
"Può darsi".
"Avresti bisogno di un posto più sicuro".
"No, so badare a me stessa".
"Allora di che cosa hai paura?".
"Stavo scherzando".
"Fossi in te ne avrei".
"E perchè?".
"Certe persone potrebbero farti cose che nemmeno immagini".
"Ad esempio?".
"Potrebbero controllarti, oppure costringerti ad agire in un certo modo, o anche farti impazzire. Io non dovrei parlartene, non so se qui siamo al sicuro".
"Secondo me, sì".
"No, non puoi dirlo, non lo si è mai davvero. Tanto tempo fa, forse: una volta la gente era veramente al sicuro, ma adesso non più, o almeno non su questo pianeta. E ormai non lo saremo più, non possiamo esserlo con tutta questa tecnologia, la scienza, l'informazione".
"Questi argomenti non mi piacciono".
"A volte, durante la notte, quando sono a letto, io li sento: le macchine, le persone che lavorano alle macchine, i rumori, i mormorii. Non vorrei continuare perchè è una cosa che mette paura: anch'io faccio di tutto per non pensarci, ma loro non vogliono che dimentichi, vogliono che tu sappia che sono lì".
"Di che cosa parli? Delle macchine?".
"Loro sono molto felici se le persone vengono a sapere che le macchine sono in funzione".
"Mi sembra una cosa assurda".
"Sì, lo so che tu mi odi".
"Perchè pensi questo?".
"Non lo so".
"Io non ti odio".
"Ok".
"Per quale motivo dovrei farlo?".
"Non lo so".
"Non ti avrei chiesto di restare qui se davvero ti odiassi".
"Sì, anche questo è vero, hai ragione... Sì, è come dici tu".
"Beh, noi siamo amici".
"Ah sì?".
"Non ne ho tanti, ma sono molto disponibile con i pochi che ho".
"Ma non ti fidi di me".
"Perchè dici così?".
"Hai mentito quando ti ho chiesto se hai figli".
"Come fai a saperlo?".
"Ho un sesto senso, te l'ho detto".
"Beh, è la verità: non ho nessun figlio, ma ne avevo uno".
"Che cosa è successo?".
"L'ho perso".
"Cioè è morto?".
"No, è scomparso".
"Sul serio?".
"Sì, in un supermercato, dieci anni fa".
"Quanti anni aveva?".
"Sei. Se hai altre domande da fare, fammele subito perchè non ne parlerò di nuovo".
"Quando hai smesso di cercarlo?".
"Più o meno due anni fa. Ma nei miei sogni non ho mai smesso di cercarlo".
"E riesci a trovarlo?".
"No. Su una cosa, però, ho mentito: ho davvero paura di notte, perciò, quando hai voglia, puoi restare qui".
"Va bene".
"È piacevole avere qualcuno che gironzola per casa, è diverso"
.
Scoprono di piacersi e le rispettive solitudini si dissolvono finalmente nel contatto dei i loro corpi. Agnes è ormai catturata dal fascino di Peter:
"Avevi detto che le donne non ti interessavano".
"È vero".
"E io, allora?".
"Tu sei diversa".
"In che senso?".
"Non fai doppi giochi".
"Da quanto tempo non stavi con una donna?".
"Non lo so, credo qualche anno".
"Hai avuto brutte esperienze?".
"No, ho soltanto capito che non ne vale la pena".
"Di che cosa parli?".
"Tutti abbiamo un centro, un posto dentro di noi che è soltanto nostro e che non deve essere condiviso con gli altri. Io credo che sia fondamentale cercare di mantenere quel posto incontaminato: purtroppo, però, non è sempre possibile, perchè il sesso e le relazioni spesso invadono quel posto, o almeno soffocano me. E allora sento di avere difficoltà a essere me stesso e mi sembra di essere un'altra persona. Pensi che io sia uno stupido, vero?".
"Per niente, mi piace come parli"
.
Peter, però, nasconde molti segreti: è un ex militare di carriera reduce dalla guerra del Golfo e fuggito da un ospedale psichiatrico, dove, a suo dire, era rinchiuso come cavia di laboratorio per aver contratto una misteriosa malattia nel deserto siriano. È convinto di essere inseguito dal personale dell'ospedale. Ed ha un'ossessione: gli insetti, che vede ovunque, assetati di sangue. La stanza del motel ne è infestata e li analizza al microscopio, mentre il suo corpo si ricopre di piaghe e ferite. O, almeno, questo è quello che crede: perchè, a parte Agnes, accecata dall'amore verso Peter e ormai irrimediabilmente contagiata dalla sua follia, nessun altro vede quegli insetti, nè l'amica Ronnie, nè l'ex marito Jerry, cacciati via brutalmente, nè un dottore in città, secondo il quale le ferite sono autoinflitte. Per Agnes, sola nella stanza del motel con un Peter sempre più paranoico e disperato, è l'inizio di un incubo terrificante e neanche l'intervento del medico personale di Peter, il dottor Sweet (Brìan F. O'Byrne), riuscirà a salvare i due amanti dalle raccapriccianti pulsioni autodistruttive da cui saranno divorati.
William Friedkin torna con Bug, adattato dall'omonima pièce teatrale (1996) di Tracy Letts dallo stesso commediografo, ad alcune delle tematiche seminali del suo cinema (l'attesa, il Male, il voyeurismo, l'esplorazione morbosa e angosciante dei sottili confini tra equilibrio e baratro, la discesa agli inferi), immerse in un'inquietante atmosfera di dissoluzione e profondamente segnate dall'estremo pessimismo dello sguardo. Incorniciato nella smagliante fotografia di Michael Grady e magistralmente orchestrato sulle forme claustrofobiche del dramma da camera e su un opprimente crescendo di raccapriccio, Bug si rivela opera sorprendente e disturbante, un viaggio impietoso e malsano nelle "fauci della follia" e un apologo allucinato sui tormenti della mente umana, che Friedkin tratteggia superbamente (e allegoricamente) con crudeltà e disincanto, rasentando spesso il sadismo più urticante (come nella sequenza splatter in cui Peter, armato di pinze, si improvvisa dentista di se stesso). Horror? Thriller? "Non è un film di genere", precisa Friedkin, "ma il marketing lavora in modi misteriosi. Dovevano trovargli un genere: commedia, melodramma, storia d'amore, horror, avventura. Ma Bug non si adatta facilmente a nessuna di quelle categorie". Emblematica, in questo senso, la sequenza del rapporto sessuale tra Agnes e Peter, in cui l'autore anticipa la rivelazione dell'intrigo alternando (e accelerando) alle immagini dell'amplesso le inquadrature del sangue che si mescola e l'inquietante primo piano di una mantide: il contagio, gli amanti, la morte. E, dopo, l'insetto sul materasso del letto e, poi, il delirio. La macchina da presa, stilisticamente superba, abbandona allora le quinte del set per insediarsi stabilmente nelle menti allucinate dei due protagonisti, senza mai più uscire dall'appartamento di Agnes: il twist, il colpo di scena, così, implode e si scioglie nell'anticipazione, mentre Friedkin sovraccarica situazioni e dettagli con inesorabile e crescente ossessività. E il delirio diviene, progressivamente, incubo, orrore, dissoluzione, inferno. Magnifico il cast, a partire dai due protagonisti, con Ashley Judd nell'interpretazione più intensa della carriera e un Michael Shannon (che già aveva impersonato Peter a teatro) pronto a imbarcarsi con tutti i bagagli per la corte di Werner Herzog e David Lynch, fino ai comprimari (dalla seducente Lynn Collins all'ottimo Brìan F. O'Byrne). Nella colonna sonora, infine, curata da Brian Tyler, si segnalano anche, tra i vari brani proposti, Beautiful Day di Scott Weiland degli Stone Temple Pilots e il Bug Theme, affidato a Serj Tankian dei System of a Down.

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