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Quando c'era Silvio

Regia di Enrico Deaglio, Ruben H. Oliva vedi scheda film

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La recensione su Quando c'era Silvio

di lamettrie
9 stelle

Intellettualmente onesto. Storicamente serio. Forse un po’ troppo moderato. Infatti Berlusconi già all’epoca (2005) aveva subito due condanne, qui non citate: successivamente graziate, in modo del tutto straordinario, dal presidente della Repubblica (per la falsa testimonianza sulla sua appartenenza alla P2 del ’90, nonché per i falsi in bilancio per i terreni comprati a Macherio); poi, nel 2013, si aggiunse la terza condanna, definitiva, mai toccata, per falso in bilancio e frode fiscale.

Poi la sua posizione è ancora più aggravata dalla mole, una ventina circa (e in una sede come questa non si può proporre l’impressionante elenco):

-        di atti – presunti o no-  illeciti;

-        di reati provati ma salvati dalla prescrizione – che spesso Berlusconi si è ritoccata in parlamento a proprio vantaggio, con leggi ad personam che hanno lesa l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge -;

-        di reati provati ma salvati da leggi fatte da sé in parlamento – in modi che hanno anch’essi lesa l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge.

Il documentario - il primo serio su un caso così grave per la democrazia per ciò che ha rappresentato Berlusconi – è assai utile, nella sua dimostrabile veridicità.

Mai nessuno, con questo spessore criminale (per aver aderito alla P2; aver dimostrabilmente corrotto fior di politici a suon di miliardi di lire; essersi fatto prestare i soldi necessari per arricchirsi da fior di mafiosi, senza i cui soldi si sarebbe sognato la ricchezza e il potere reale che ha avuto… e tanti altri) ha accumulato tanto potere e tanta ricchezza, così da impedire quasi la democrazia in Italia, anche grazie  all’inganno consapevole e fattivo dei mass media (sia quelli privati suoi, che in modo fraudolento hanno potuto circolare in tutta Italia; sia per il controllo – antidemocratico – esercitato sui mass media pubblici, una volta al potere).

Un autoritarismo dolce (ma solo in apparenza!!), che ha fatto scuola: col senno di poi – e siamo nel ’25 – il trumpismo è largamente debitore dei mali sociali introdotti dal berlusconismo, ma con conseguenze incommensurabilmente più gravi.

Ancora una volta, dunque, l’Italia ha fatto scuola nel mondo: non solo per tanti aspetti positivi, ma anche per altri fenomeni difficilmente commendabili:

-        la controriforma,

-        le mafie

-        il fascismo.

Senza dubbio, al berlusconismo si possono riconoscere, almeno ad oggi, colpe comunque non così spaventose come nei tre casi sopracitati. Sia chiaro.

In ogni caso, la sua tragica eredità - morale, culturale  e politica - persevera anche dopo la sua morte – come il governo Meloni dimostra da tre anni, con tutte le varianze del caso.

Chi scrive non è certo ignaro dei gravi problemi del centrosinistra dalla caduta del muro di Berlino ad oggi. Ma, ad ogni buon conto, questo documentario permette, ancora oggi, di aprire gli occhi, sulla antidemocraticità che pervade il nostro paese – e l’Occidente, e il mondo, in buona parte. A tutto vantaggio solo di poche minoranze ricche. Indipendentemente dal fatto se tali minoranze ricche rispettino la legge, oppure siano tra i primi nemici della legge (il che, l'ultima soluzione, crea poi ulteriori, immani problemi).

L'opera di Oliva è ottima anche per la resa dell'inganno popolareggiante, dell'ignoranza del reality show, del facile successo immediato: tutti disvalori di cui Berlusconi è stato il più acceso favoreggiatore.

Vera, poi, è la vergogna delle leccate a Putin e Bush, e alla Nato: Berlusconi come il classico, italianissimo - purtroppo - "arlecchino servitore dei due padroni", che Goldoni descrisse così puntualmente.

Il soggetto di Deaglio e Cremagnani ben ricorda la menzogna della retorica capitalista dei "ricchi che portano lavoro e benessere"; Berlusconi: "bisogna credere nel mercato, nel capitalismo" che farebbero vivere tutti meglio.

Uno spaccato serio, rappresentativo della Seconda repubblica (che permane in un vistoso humus di illegalità) e del suo massimo protagonista. 

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