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La grande truffa del rock'n'roll

Regia di Julien Temple vedi scheda film

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La recensione su La grande truffa del rock'n'roll

di sasso67
6 stelle

Questo film, stilisticamente e, ancora di più, come documento, è una provocazione. Come tutta la carriera dei Sex Pistols, raccontata qui dal loro manager Malcolm McLaren. Dalle storie della musica rock, risulta che la band di Johnny Rotten è stata una delle più influenti di tutto il movimento punk, nonostante che sia stata in piena attività per poco più di due anni. Della loro carriera parla proprio McLaren, raccontando che l'aver messo insieme la band è stata una sua pura operazione di marketing musicale, finalizzata non ad un progetto artistico, ma semplicemente a fare soldi attraverso lo scandalo. Se Steve Jones era un chitarrista vero, e se Paul Cook picchiettava bene o male sui tamburi, Sid Vicious non sapeva suonare il basso e Johnny Rotten era stonato. Ma questo non importava a nessuno. Finché il bassista del gruppo era stato Glenn Matlock (allontanato perché era un bravo ragazzo e si lavava i piedi troppo spesso), i Sex Pistols furono un gruppo musicale, ma quando le quattro corde furono date in mano a Sid Vicious, l'interesse di tutti - a cominciare dal manager - si appuntò sulla capacità di dare pubblico scandalo. Il film di Temple pone l'attenzione sulla figura di McLaren, che provocatoriamente sbeffeggia tutti, in primis l'establishment musicale, letteralmente sconvolto grazie a questa sua creatura musicale aberrante (in senso buono). Il regista tornerà, almeno parzialmente, sui propri passi nel 2000 con Oscenità e furore, dove, oltre a rivalutare la band dal punto di vista musicale, verrà messo l'accento sulla sostanziale onestà intellettuale dei cinque ragazzi, senza più centrare tutta l'attenzione sul furbastro McLaren. Ed è in questo senso che si può tornare a parlare delle canzoni dei Sex Pistols - da Anarchy in the U.K. a God Save the Queen, dalla folle Who Killed Bambi? a Liar, dedicata all'allora leader laburista Wilson, fino a No Fun e così via - e dei loro atteggiamenti che non furono pura e semplice provocazione, ma spontanea ribellione iconoclasta contro le ingessate istituzioni britanniche. In La grande truffa del rock'n'roll prevale ancora l'aspetto della provocazione, spinto fino alla crudeltà: il film, infatti, si conclude con le prime pagine dei giornali che annunciano prima l'arresto per omicidio (della fidanzata Nancy Spungen) di Sid Vicious e poi la sua morte per overdose di droghe.

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