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Z, l'orgia del potere

Regia di Costa-Gavras vedi scheda film

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La recensione su Z, l'orgia del potere

di Peppe Comune
8 stelle

In un paese in odore di regime militare, un deputato dell'opposizione muore (Yves Montant) in circostanze quantomeno strane. Tutto viene architettato dai gestori del potere perchè l'accaduto venga archiviato come un tragico incidente. Ma un giudice solerte e incorruttibile (Jean-Louis Trintignant) vuole vederci chiaro e va avanti per la sua strada sfidando il muro di omertà e il clima di generale intimidazione che gli si ergono contro. L'omicidio a cui fa riferimento il film è quello di Gregoris Lambrakis, il deputato socialista assassinato a Salonicco nel maggio del 1963 nel periodo in cui si stava preparando il colpo di Stato militare e l'instaurazione del regime dei Colonnelli in Grecia.

Dal romanzo di Vassili Vassilikos, Costa Gavras trae un film di grande efficacia spettacolare e di lucida analisi socio-politica tanto che "Z- L'orgia del potere" è spesso menzionato come uno dei film "politici" più famosi della storia del cinema (premiato a Cannes e con l' Oscar come miglior film straniero). Il non far mai riferimento al luogo in cui ci si trova (il film è stato girato ad Algeri) e l'anonimità che avvolge i personaggi del film (che sono solo il Magistrato, il Deputato, il Generale, il Colonnello) contribuiscono a rendere quella trattata una vicenda tipo, applicabile cioè a ogni degenerazione del potere costituito in senso dittatoriale (quanto sono simili la morte di Lambrakis con quella di Matteotti), un storia che se da un lato differisce dalle altre perchè è evidente che ognuna è il frutto di particolari condizioni contingenti, ne è sostanzialmente accomunata se ci riferiamo alla fondamentale tendenza di ogni regime dispotico a garantire l'ordine attraverso la repressione di ogni forma di dissenso alla morale corrente. I prodromi che prepararono il golpe militare e il progressivo declino della democrazia parlamentare sono rappresentati attraverso la puntuale delineazione delle bassezze umane che ne formano le principali premesse : la meschinità di uomini che solo trincerandosi dietro l'impunità garantita dal potere che detengono possono dare un senso alle loro mediocri esistenze e la ricattabilità di chi, in ogni tempo e luogo, cerca solo di trovarsi dalla parte giusta quando il peggio arriva. Il clima è teso e Costa Gavras, nel mentre guarda all'esperienza italiana del cinema d'inchiesta politica (Rosi, Pontecorvo, Lizzani, Petri), non manca di ammantare di grottesco talune situazioni (la scena in cui gli alti ufficili passano in rassegna nell'ufficio del giudice e nell'andarsene imboccano sempre la porta sbagliata è davvero esilarante). Ottimo il supporto musicale di Mikis Theodorakis e notevole il parter di attori presenti (Yves Montant, Irene Papas, Jacques Perrin, Charles Denner, Francois Perrier, Marcel Bouzzuffi, Renato Salvatori) su cui spicca la figura esile di Jean-Louis Trintignant (premiato a Cannes), il giudice che con ostinato senso del dovere sfidò un male assoluto.

 

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