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Slither

Regia di James Gunn vedi scheda film

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La recensione su Slither

di Antisistema
6 stelle

James Gunn oramai è un nome abbastanza noto nel cinema mainstream, dopo il successo degli osannati quanto sopravvalutati Guardiani della Galassia, di cui vidi solo il primo film trovandolo una mediocrata, adesso è alle prese con il sequel di Suicide Squad ed il terzo ed ultimo capitolo del Guardiani, che lo terranno occupato nel breve e medio periodo. Prima di tutto questo Gunn era uno sceneggiatore di alcune pellicole della casa di produzione indipendente della Troma, per approdare nel 2006 alla sua prima regia ufficiale con questo Slither, pellicola che partendo da uno spunto fantascientifico (meteora contenente un parassita alieno che si schianta in un piccolo paesino della provincia americana infettando sempre più abitanti prendendo possesso dei loro corpi), vira sull'horror di serie-B con una marea di riferimenti a certe pellicole di genere degli anni 50' come l'Invasione degli Ultracorpi di Don Siegel (1955) e certo cinema di David Cronenberg, Peter Jackson e del duo Stuart Gordon e Brian Yuzna, con chissà quanti altri riferimenti per gli amanti del genere horror di serie B quale però non sono io. 

James Gunn precisiamo non è mai stato un genio del cinema, nè un grande regista, il suo Guardiani della Galassia (2014) aveva qualche idea visiva sopra la media delle pellicole Marvel (anche se troppo pulita nelle immagini), ma una sceneggiatura banale nella narrazione, con dei dialoghi che cercavano di essere troppo cool e per questo poco sentiti con un umorismo dozzinale per ragazzini delle scuole medie, che ha incontrato però largo consenso perchè oramai gli spettatori e la critica non sono altro che per la maggior parte dei bebè poco cresciuti. 

In Slither non è che tutto sia rose e fiori, ma sicuramente la scala ridotta ad un budget adeguato sui 15 milioni ma di certo lontanissimo da quello monstre dei successivi blockbuster Marvel, preservano lo spirito più irriverente e cattivo del regista, poco incline a dover piacere a tutti e più a suo agio nel compiere certe scelte dal punto di vista visivo, mentre sui personaggi come nei Guardiani della Galassia il regista compie una ricerca più veloce nelle loro caratterizzazioni (lo sceriffo, l'insegnante, il repubblicano amante delle armi etc...), ma il Rated-R gli consente di giocare molto sulla componente sessuale dei caratteri, come Grant (Michael Rooker) uomo frustrato dal non poter far sesso con la moglie Starla (Elizabeth Banks), che non si sente molto in vena in questo periodo. Il parassita alieno assumendo il controllo di Grant, ne accentua l'istinto sessuale e le necessità riproduttive, in realtà utili anche all'alieno che in questo modo potrà riprodurre sè stesso e prendere il controllo di altre persone. 

 

 

James Gunn abbraccia il post-modernismo pienamente, premendo a tavoletta l'acceleratore sul lato dell'esagerazione creando una pellicola ultra-splatter, citazionista, grondante di sangue e sopratutto disgustosa a vedersi, senza però che questo eccesso di "basso" finisca con il renderlo uguale ad altre pellicole del genere a livello di tono, grazie a certe punte di umorismo ed ironia che rendono vedibile anche le scene sulla carta risultano essere più insostenibili, giocando così in modo irriverente con le immagini costruite come la donna palla ultra cicciona nel fienile dove il regista unisce efficacemente più generi tra loro, dimostrando inoltre di avere buona fantasia nella realizzazione di questi essere disgustosi ma in fondo strambi e bizzarri a vedersi.

Se i vermi agiscono solo in funzione della necessità di trovare un corpo ospite, non fermandosi praticamente mai nella ricerca se non vengono uccisi, James Gunn gioca con i mutamenti del corpo una volta che uno di questi vermi controlla un corpo umano, facendoli diventare sempre più affamati di carne e sempre più ripugnanti e disgustosi, arrivando tramite Grant a fondersi in composizioni di carne che ricordano un pò il mostro di From Beyond di Stuart Gordon (1986) e la mezz'ora finale folle di Society - The Horror di Brian Yuzna (1990), ma senza il sottotesto politico di quest'ultimo, perchè James Gunn è capace di creare scene folli partendo da una sceneggiatura molto derivativa ed abbastanza elementare, ma non risulta essere un pensatore profondo nè un attento indagatore della società che lo circonda come invece sono le pellicole che ho citato sopra (non bastano 30 secondi in cui gli alieni dichiarano di odiare i repubblicani), nè abile a portare avanti gli spunti iniziali della pellicola (Starla fa una lezione sull'evoluzionismo e l'adattabilità delle specie viventi ad inizio film, che avrebbe potuto legarsi con la vicenda narrate molto meglio), con il risultato di confezionare una pellicola si gradevole, ma in fondo ripiegata in sè stessa nel fattarello risaputo di cui narra con spirito un pò cazzaro e sopra le righe (divertente il finale e la questione della granata), diventando alla fine un film nè carne e nè pesce. 

Flop ai botteghini alla sua uscita, ma capace di diventare nel giro di qualche anno un cult apprezzato (e sovrastimato) dal pubblico horror e dalla critica non solo di genere che fece drizzare le antenne alla Disney che lo chiamà per affidargli dei loro progetti, in cui però James Gunn ha reso banale e commerciali alcuni degli spunti interessanti del suo stile, che andavano coltivati e sviluppati meglio in altre opere. 

 

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