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Omen - Il presagio

Regia di John Moore vedi scheda film

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La recensione su Omen - Il presagio

di spopola
4 stelle

Il difetto genetico della pellicola sta nella fragilità narrativa dovuta a una regia para-televisiva che fa sembrare tutto prevedibilmente ovvio e risaputo comprese le casualità scatenanti delle consequenzialità fortuite escogitate dal maligno per ogni singola esecuzione degli oppositori al suo diabolico disegno. Meglio lasciar perdere insomma.

Che dire al riguardo? Il rifacimento è sicuramente fedele (oserei dire anche troppo “conforme”) e certamente professionalmente inattaccabile nella resa complessiva, ma io avverto una insostenibile mancanza di “anima” che mi costringe a rimanere estraneo agli eventi narrati, senza avvertire cioè quel coinvolgimento emotivo a mio avviso indispensabile per essere attivamente “partecipativi” (“complici”, direi) e a manifestare, proprio a causa di questa “passività della visione” che spesso è sfociata nella noia, notevoli perplessità sulla opportunità della riproposta così poco “aggiornata” se non negli effetti, certamente più curati e tecnicamente inappuntabili, di una storia di per sé non memorabile ma che a suo tempo era stata capace di suscitare invece per lo meno in me, “forti palpitazioni” e turbamenti profondi, oltre a una eccezionale sollecitazione dell’immaginario fantastico, vista la tematica “demoniacamente blasfema” dell’assunto. Non credo che ciò sia ascrivibile semplicemente al fatto che questa volta “conoscevo per filo e per segno” il susseguirsi degli eventi (non solo per i singoli episodi, visto che le modificazioni erano soltanto nella diversa riproposizione dei ritmi e delle immagini ma non nei contenuti “evolutivi”, né c’erano “variazioni” di riferimenti simbologici, ma anche per quanto riguarda il finale, pedissequamente riproposto senza spostamenti di virgole o accenti), cosa questa che indubbiamente avrà avuto il suo peso, non lo nego, ma che certamente da sola non sarebbe stata sufficiente a determinare il “fastidioso distacco” che ho invece avvertito. Ritengo infatti che il problema di fondo, il “difetto genetico” della pellicola che io ho percepito evidente, sia ricercabile proprio nella “fragilità narrativa” di una regia para-televisiva con pochissima fantasia visionaria che “annulla la tensione” (non dimentichiamoci per altro che in mezzo – a far sembrare tutto prevedibilmente ovvio - ci sono state anche tutte le “accidentalità oggettive” della serie “Final destination”, decisive per farci immaginare in anticipo anche questa volta - diluendo la tensione - quali potevano essere le “casualità” scatenanti delle consequenzialità fortuite escogitate dal maligno per ogni singola esecuzione degli oppositori al suo diabolico disegno). I riferimenti iniziali agli “eventi catastrofici” che hanno funestato l’America, quale “enunciazione dell’apocalisse” sono poi così megalomanicamente deliranti ed egocentristi, da risultare persino ridicoli nella loro presupponenza. Pollice verso dunque (per lo meno da parte mia) per il“disegno” fallimentare sotto ogni profilo di questa riproposta, nonostante l’impegno degli interpreti, (quasi)tutti a posto e credibili nei loro ruoli (ma così distanti dalla “fascinazione indotta”, probabile “riflesso” della diversa caratura divistica, dei protagonisti originali, soprattutto Peck e la Remick), a partire da Liev Schreiber, sicuramente il migliore in campo. Più carente semmai la resa del ragazzino, supportato certamente da due occhi e uno sguardo particolarmente inquietanti, ma privo di quella ambiguità “mefistofelicamente intrigante” che caratterizzava la prova di colui che lo aveva preceduto nel ruolo. Di non particolare pregnanza invece la partecipazione della Farrow, che avrebbe potuto benissimo essere lasciata dove si trovava, tanto scarso è il suo contributo in ogni senso (anche i riferimenti all’immaginario relativi alla sua opera di maggior successo e “impatto” che nascondono le ragioni primarie della “chiamata”, sono ormai lontanissimi e offuscati dall’inesorabile passaggio del tempo). Però per lo meno una annotazione… - se vogliamo in qualche modo “spudoratamente” propositiva - concedetemela: sia questa che la precedente pellicola, (e a maggior ragione la presente, visti i riferimenti alle torri Gemelle e a Katrina) una indicazione sostanziale e concreta ce la trasmettono, e cioè che il “male”, il disegno diabolico, è probabilmente approdato molto vicino alle alte sfere presidenziali americane (che sia un indotto e sotterraneo “avversativo” modo di opporsi alla politica Busciana di questi anni?) e che è lì che sta prendendo forma “l’apocalisse”, che si sta materializzando la “bestia” (c’era da dubitarlo forse?). La mia vuole evidentemente essere una paradossale, divertita provocazione…(non certamente un assioma inconfutabile) per cercare per lo meno di dare un senso a questa riproposizione di un tardivo e inutile remake (forse studiato solo in funzione della possibilità di far uscire la pellicola in tutto il mondo proprio in una data... così particolarmente infausta - e che rappresenta sicuramente l'unico vero "colpo" di genio di tutto il contesto) che a me ha semplicemente “appiattito” rendendolo meno mitico, il ricordo di quelle emozioni lontane ben più sapientemente "costruite" (o forse è semplicemente una “ricercata interpretazione pretestuosa” per giustificarmi, crearmi l’alibi e sentirmi meno in colpa , per l’esborso del prezzo del biglietto!!! e per essere caduto nella trappola come un allocco.)

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