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Il "Grinta"

Regia di Henry Hathaway vedi scheda film

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La recensione su Il "Grinta"

di Decks
6 stelle

Se c'è un genere in cui John Wayne ha contribuito nel renderlo grande, questo è senz'altro il western; curioso quindi che l'oscar sia giunto solo a questo punto della sua carriera, per un film che non è uno dei migliori, ma uno dei più amati dal pubblico.

L'ambita statuetta è dunque meritata? Certo, ma va vista più come un premio verso la sua carriera che per il suo personaggio.

 

Hathaway ormai verso il termine della sua carriera, dirige un western che più convenzionale non si può: lo svolgimento è ordinario e anche la scrittura dei personaggi non si discosta dai classici stereotipi.

Inizialmente l'aggiunta di un personaggio come quello di Cogburn: un grasso e scorbutico sceriffo federale amante del whiskey, sembra una spinta verso un protagonista più autentico, ma dopo pochi minuti ci si accorge come si limiti ad essere il classico cowboy bonaccione e dalla mira infallibile. A noi resta solo l'ottima interpretazione di Wayne a dare una marcia in più, salvando il grinta dall'essere una pallida imitazione di un mandriano degli spaghetti western, tutto grazie al suo carisma e alle sue doti recitative.

La vera sorpresa però risiede in Kim Darby nel ruolo di Mattie Ross: un elemento di freschezza nel genere, sia per il sesso e per la sua indomita perseveranza, che ne fanno un personaggio adorabile e simpatico, capace di non rendere la pellicola troppo seriosa e riuscendo a far sorridere spesso grazie alle sue pungenti parole.

Menzione d'onore a Robert Duvall, comparendo in poche scene grazie al suo rigido volto dà vita ad un antagonista epico, in contrasto col disonorevole Chaney.

Un dualismo che si riscontra anche tra i "buoni": LaBeouf è un vanesio texano attratto da una ricompensa danarosa, che assieme al suo fucile stermina fuorilegge; Cogburn, senza una famiglia e ai limiti della legalità, aiuta un'orfana, con più coraggio e astuzia di quanto non ci si aspetti, un vero eroe.

 

Lo scopo di Hathaway più che soffermarsi sulla profondità dei personaggi, è rivolto verso le lunghe carrellate dei paesaggi statunitensi, che risultano un po' finti in qualche inquadratura, ma fanno il loro effetto nei loro colori caldi e solari, dando un senso ancor più avventuroso all'opera (tanto che la notte non scende mai).

Il sonoro invece è di quello dei più classici film del genere, con tonalità vivaci e leggere, niente di sofisticato, ma sicuramente più che sufficiente.

Le sceneggiature invece, hanno i loro alti e bassi, talvolta passano da dialoghi affabili a scenette più ingenue, facendone più un film per famiglie che per appassionati del selvaggio west, sta di fatto che può essere un'ottima scelta per avviare i più piccoli verso un genere ormai scomparso dal panorama cinematografico. 

 

Sicuramente non è un film perfetto, ma neppure pretenzioso, si limita ad essere una pellicola interessante, che non aggiunge o toglie niente al genere, ma che in alcuni momenti più lirici e introspettivi (il casolare abbandonato con il giovane Dennis Hopper) cattura l'attenzione del pubblico senza dover per forza scendere in profondità.

Epica la cavalcata selvaggia di John Wayne, icona del selvaggio west, che ci regala un personaggio degno del suo nome e un senso di grandezza che solo il western sa dare.

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