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United 93

Regia di Paul Greengrass vedi scheda film

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La recensione su United 93

di giancarlo visitilli
8 stelle

Ipotesi titolo: Qualcuno volò sul nido di Bush

United 93 (Gran Bretagna – Usa, 2006)
Regia: Paul Greengrass
Interpreti: J. J. Johnson, Polly Adams, Cheyenne Jackson, Opal Alladin, Starla Benford
Genere: drammatico - Durata: 90’

In nome di dio, dall’inizio alla fine. Un dio per il quale lottare, morire, ammazzare. E’ durissimo quello che passa sul grande schermo, per mezzo di questo straordinario docu-film, realizzato con la collaborazione di molti parenti delle vittime e firmato, tra l’altro, da un regista inglese già fattosi apprezzare in Bloody Sunday.
United 93 sta ad indicare l’aereo 93 United Airlines, decollato da Newark (New York) l’11 settembre del 2001 diretto a San Francisco e caduto (o abbattuto) in Pennsylvania. Il film racconta non solo i 91 minuti a cui furono sottoposti i passeggeri di quel volo da parte dei terroristi, ma è straordinario perché il racconto è proprio quello dell’unico aereo che quell’11 settembre fallì il bersaglio, causando solo la morte dei quarantaquattro passeggeri.
Greengrass porta lo spettatore all’interno di quel quarto aereo dirottato l’11 settembre 2001, quello nel quale i passeggeri riuscirono a ribellarsi ai loro dirottatori, evitando che l’aereo si schiantasse contro il suo obiettivo: la Casa bianca. Greengrass racconta tutto in tempo reale, come stesse “telecronando” avendo come mezzo la preziosa macchina da camera, sempre concitata, invadente e attenta a scrutare i minimi particolari. Non c’è nemmeno alcuna intenzione retorica, tanto meno moralistica, nessun punto di vista, perché il regista inglese predilige la semplice ricostruzione degli eventi, semmai con un’eccessiva e quasi maniacale intenzione documentaristica, sottraendosi così da ogni rischio di spettacolarizzazione degli eventi.
Il risultato è un film validissimo ed emotivamente toccante: si prova di tutto durante la visione, dall’angoscia alla claustrofobia, passando anche attraverso la paura. Naturalmente, complici del regista il montaggio parallelo e serrato di Christopher Rouse (Paycheck di John Woo) e la fotografia di Barry Ackroyd (Dust, Sweet sixteen).
Fra i grandi dubbi a cui abbandona lo spettatore questo film ve ne sono due abbastanza importanti: come è possibile che in nome di dio sia possibile ammazzare? Si noti che Greengrass ci tiene a dimostrare come non difenda alcun dio: nel film c’è “par conditio” fra chi prega il Padre nostro e chi utilizzando le parole del Corano. Inoltre, il film lascia l’immane dubbio se quell’aereo cadde o fu abbattuto? Visto che, da quello che affermano gli esperti: il buco che avrebbe lasciato l’apparecchio, fotografato nel prato in Pennsylvania, segnala un’apertura alare la metà del Boeing 747, anche considerando l’angolo dell’impatto; un reporter che quel giorno raggiunse il punto d’impatto in pochi minuti racconta di aver trovato uno schieramento della Cia già organizzato a isolare l’area; il fumo, dalla zona di scoppio, durò alcuni minuti, mentre è provato che un aereo di quel genere brucia per ore; intorno furono trovati pochi reperti, mentre è noto che si spargono migliaia di pezzi nel raggio di un chilometro. Dunque l’aereo fu abbattuto in volo?
Forse la verità non la sapremo mai. L’unica certezza è che a morire su quel volo furono medici, casalinghe, segretarie, bambini…Insomma, persone “normali”, costrette ad un volo al contrario: dal cielo in terra. Per sempre.
Giancarlo Visitilli

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