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Marie Antoinette

Regia di Sofia Coppola vedi scheda film

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Frida Craine Borden

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La recensione su Marie Antoinette

di Frida Craine Borden
8 stelle

La protagonista è l'universalmente nota regina di Francia ghigliottinata nel 1793.
La sceneggiatura non nasce da fonti storiche ma da una biografia best seller scritta da Antonia Fraser.
L’ho visto e non mi pento affatto d’essermi scaraventata in sala appena gli impegni l’hanno concesso.
Una pellicola sfarzosa, che colma lo sguardo di bellezza (quella della natura, quella delle splendide dimore dei regnanti, quella degli abiti, delle scarpe, dei gioielli, dei dolci e soprattutto, della beltà solare ed eterea di Kiki Dunst).
Maria Antonietta ci saluta pigramente adagiata su un divano nei titoli di testa.
In altre parole uno dei film irrinunciabili di questa stagione.

Sulla trama

La incontriamo poi alla corte austriaca, dove la madre (l’imperatrice Maria Teresa, vera e propria donna di ferro) la congeda. E’ una giovinetta graziosa, dai biondi capelli ed il sorriso dolcissimo. In viaggio, guarda ammirata il ritratto del futuro sposo, gioca con le dame di compagnia a carte (sua grande passione), coccola il cane (altra passione della sovrana), poi arriva al confine. Accolta dalla glaciale Dama e Gran Cerimoniere, è costretta ad abbandonare tutto ciò che le è caro in quanto austriaco. Le dame, gli abiti ed il cane che le strappano dalle braccia. Una scena che può sembrare comica solo a chi non ha mai amato un cane e non conosce l’affetto che si possa provare per queste bestiole ed il sostegno morale che la loro presenza dà. E’ un gesto che sembra crudeltà: privare una ragazza del suo ultimo amico e compagno, da stringere fra le braccia per farsi forza. Maria Antonietta ci sembra smarrita, spaventata eppure conscia di dover sottostare a queste regole. In Francia arriverà la Delfina Maria Antonietta. La vediamo conoscere l’impacciato Luigi e lei lo abbraccia. E’ una creatura pura e deliziosa: pallida, con gli occhi pieni di vivacità e la freschezza dei suoi quattordici anni. Imbarazzata da un’etichetta di corte rigida, immutabile, che non le consente neppure di lavarsi le mani da sola, Maria Antonietta è guardata con sospetto, con invidia, con severità. Quando il marito si rifiuta di consumare le nozze, la colpa ricade sulla moglie, forse fredda, forse frigida, forse malata. La madre la rimprovera, la corte la rimprovera, lei stessa sente d’essere incompleta. Le viene ricordato il suo scopo: generare un delfino. Fino a quando non partorirà non sarà davvero francese, ma regina sì. Il vecchio re spira di vaiolo, la sua amante la Du Barry è cacciata (sarà decapitata a 93 anni durante la Rivoluzione, lei che s’era rintanata in un convento). Maria Antonietta è regina di Francia. Troppo giovane. Troppo tormentata. Troppo frivola. Troppo infantile. Troppo aggrappata a quei privilegi che credeva suoi per nascita. E’ la regina sbagliata al posto sbagliato. Quando finalmente, partorisce i suoi quattro figli (si sorvola sullo strazio di una madre a cui morirono due figli), il matrimonio si consolida. Lei scopre l’amore del conte di Fersen, che le resterà fedele ed innamorato sino alla fine - fu lui infatti a consigliare la sciagurata fuga dei regnanti. Fra marito e moglie però c’è affetto e fiducia. Nel finale, li scopriamo uniti, pronti a difendersi a vicenda, a proteggere i figli. Una coppia decisa ad affrontare con coraggio le avversità. Persino i detrattori ammettono che Maria Antonietta è stata una madre tenera ed esemplare ed una moglie orgogliosa, ma fu una regina inadeguata, che si sentiva ancora austriaca, che non voleva cedere. S’inchina davanti al popolo, ma agli Stati Generali consiglia al marito di non tassare Clero e Nobiltà. Era una bambina capricciosa, messa su un trono. E ne pagò le conseguenze.

Su Kirsten Dunst

La recitazione della Dunst è straordinaria e francamente devo ricredermi su questa attrice: i suoi modi, i suoi sguardi le sue lacrime, le sue risate sono l’anima del film. La regia la segue, la spia con la morbosità fredda della corte di Francia, ma la Dunst è perfetta. Nelle scene iniziali è innocente e delicata, diventa frivola e ridente, poi timidamente seducente, infine sensuale con l’amante, dolcissima con i figli, amabile con gli amici ed il marito. La Dunst dà forma ad ogni turbamento ed emozione del suo personaggio. Aiutata da un cast ottimo, ben calato nel clima, la Dunst ci dona la Maria Antonietta più intima e confusa che avessimo mai veduto. La regia della Coppola è un tocco suadente ma preciso; spietato, ironico e drammatico il suo occhio seziona personaggi, luoghi ed usanze.

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