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Il Codice Da Vinci

Regia di Ron Howard vedi scheda film

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La recensione su Il Codice Da Vinci

di spopola
5 stelle

Buon ultimo nella classifica dei recensori (per il momento, perché non credo davvero che il “pellegrinaggio” doveroso in sala - il “tributo di partecipazione attiva” - si sia del tutto estinto, e quindi sono senz’altro prevedibili ulteriori interventi esplicativi dei “ritardatari” che vorranno ancora dire la loro sull’evento cinematografico più “chiacchierato” dell’intera stagione ed oltre) eccomi a mia volta alle prese con il “rompicapo del secolo”, lo “scandaloso tentativo” così fortemente contrastato – si dice – messo in piedi per “tentare” di turbare le coscienze (e gli equilibri) del cattolicesimo dogmatico e di confondere “l’indomita” fede di “praticanti” troppo spesso appollaiati in bilico su una corda “precariamente periclitante” e “tesa” che potrebbe farli precipitare rovinosamente a terra al minimo colpo di vento (non esageriamo dai, i problemi reali, gli argomenti di “discussione” oggettiva, i “dubbi e le “perplessità” potrebbero - dovrebbero - essere ben altri su questo annoso, controverso argomento, decisamente più stimolanti, determinanti e “concreti” di questo “pasticcio” che ha dalla sua il merito dell’invenzione feconda di una “teoria” tanto affascinante e “realisticamente concreta” quanto improbabile nelle sue arzigogolate connessioni, e lo svolgimento dozzinale del “manierismo più vieto”, disponibile per questo a scendere a patti con tutti i cliché del genere all’interno del quale deve essere ascritto. E’ inutile cercare inesistenti (e fuorvianti) interpretazioni troppo metafisiche dunque, non è davvero il caso di farlo. E’ così palese infatti (lapalissiano direi) che si tratta di una “invenzione di pura fantasia” per “fare cassetta”, che sembrerebbe persino superfluo dover spendere ancora qualche parola atta a sottolineare nuovamente questo fondamentale concetto, da solo sufficiente a sgombrare il campo dalle inutili, accesissime polemiche “di contorno” esagerate ad arte per alimentare il caso e creare attesa. Come avrete capito dunque, nemmeno io – di solito abbastanza restio verso le fenomenologie di massa analoghe a quelle che hanno accompagnato i “deliri collettivi” in concomitanza con l’uscita del film nell’incerto periodo primaverile contrassegnato dalle consuete temperature ondivaghe preparatorie ai saldi di fine stagione – questa volta sono “riuscito” a sottrarmi al sotterraneo richiamo del “caso mediatico”… e devo addirittura ammettere che sono stato “costretto” a catapultarmici dentro (non per mia diretta volontà si dice – e forse è solo un alibi - ma per “doveri”… vogliamo chiamarli di “civile convivenza” o anche di “generosa concessione” che confermano – una volta tanto – la mia immancabile disponibilità “filantropica” verso gli altrui “bisogni”?) subito la primissima domenica di programmazione, in una sala insolitamente gremita, “densa” di effluvi sudaticci vista la latitanza dell’aria condizionata, e “ammorbata” da ripetuti “sgranocchiamenti” - fastidiosi e deconcentranti - di popcorn e caramelle fra “brusii” e chiacchiericci affabulatori, risatine e “ammiccamenti” vari, di un pubblico irrispettoso e prevaricante, ormai disabituato al “rito” collettivo che immaginava di “poter pretendere” di utilizzare la sala come se fosse un “personale” (e privato) spazio casalingo riservato alle proprie “distratte” visioni televisive. Premetto che, non avendo letto il libro, mi sono “avvicinato” praticamente “estraneo” alla bagarre e alle contrapposizioni feroci (pur non del tutto “digiuno” per quanto riguarda la conoscenza dei fatti narrati, visto il “pompaggio informativo” enfatizzato - fra pro e contro - in sterili e prolungate discussioni da salotto su “blasfemie” annunciate e poco ortodosse) – persino “poco curioso” direi, ma assolutamente disponibile. La sensazione “a caldo” (che il tempo trascorso non ha assolutamente modificato) è stata quella di non aver riportato davvero grandi emozioni ansiogene dall’esperienza – e questo è gravissimo, considerando il genere - e di poter conseguentemente esaurire le possibili argomentazioni di commento con un semplice e lapidario: tutto qui?… perché la pellicola mi è apparsa di “tale ordinaria amministrazione” da non presentare alcun significativo elemento sorprendente, disturbante o – in qualche modo - “davvero coinvolgente” da giustificare il richiamo di folle così consistenti e tumultuose se non quello - evidentemente determinante – di essere diventata un vero e proprio “fenomeno di costume” (come del resto lo era stato il libro) artatamente amplificato (e l’isterica posizione assunta dalla chiesa così beceramente espressa dalle sue più alte gerarchie, ha contribuito in maniera tanto eclatante alla bisogna, da far sorgere persino il dubbio – o il paradosso, perché sennò tanto ingiustificato masochismo sarebbe incomprensibile – che il tutto rientrasse nelle strategie di marketing concordate con la produzione, e che si trattasse in fondo di una ben orchestrata “campagna” di supporto estremizzata ad arte, fino ad acquisire il ruolo preponderante dell’elemento vincente e produttivamente efficace, capace da solo di garantire un adeguato “ritorno” in termini di incassi). Mi ha divertito semmai questa Opus Dei in simil Spectre così sadicamente esemplificata (il monaco assassino in particolare, “l’albino delirante e contrito”, il “moritificatore del proprio corpo con tanto di frusta e cilicio”, che è in fondo l’unico personaggio davvero “straordinario”) in una storia così dichiaratamente “di finzione ordinaria”, pedissequa e solo apparentemente anomala, che presenta per altro l’aggravante di un “eccesso” di parole “narratrici di eventi” - capaci di far sembrare ovvio anche l’impossibile - a discapito delle necessarie “visioni” che dovrebbero costituire la ragione primaria e la base indispensabile per una trasposizione in immagini di un’opera letteraria preesistente e già perfettamente compiuta in sé. Mi riferisco evidente ai difetti strutturali del film visto che, come ripeto, il romanzo non l’ho letto, per concludere che il tutto meritava forse soltanto l’indulgente, distratto silenzio dell’indifferenza. Davvero: la montagna (come si usa dire) ancora una volta ha partorito un topolino così piccolo che quasi non si riesce a vedere!!!… Immagino (o per lo meno spero) che il romanzo abbia avuto ben altre ragioni di sottesa suspense o di intrigante realismo di scrittura per appassionare un così vasto auditorio… altrimenti non saprei davvero spiegarmi quali potrebbero essere le ragioni che hanno fatto assurgere a un vertice così clamoroso e planetariamente universalizzato, il successo di una “cosuccia” di ordinaria amministrazione, salvo “la trovata”, che non mi sembra si differenzi molto nella sostanza dalle restanti masse di thriller che “giocano" con le “realtà storiche” che da tempo hanno invaso i mercati internazionali della lettura. In questo senso, il film non aiuta davvero a una comprensione del fenomeno: è e rimane solo una costosissima e patinata “illustrazione” spesso anestetizzata che si arena nelle secche di una “meccanicizzazione” degli eventi risolta con la diligente e scolastica progressione del buon mestierante senza quelle “impennate creative” del talento visionario che qui sarebbero state invece a mio avviso necessarie e determinanti. Solo l’avvio è discreto (con la scena del “racconto visivo” dell’Ultima Cena dipinta da Leonardo che gli sta analogamente alla pari). Per il resto tutto procede su binari “velocizzati” di un susseguirsi di eventi “eccezionali” ma senza mistero, ripetitivi e risaputi (ogni “ribaltamento” è così automatizzato e “scontato” da poter essere percepito con largo anticipo e senza paura di incorrere in errori valutativi) incapaci di far davvero lievitare l’angoscia dell’imprevedibile. La responsabilità va ricercata anche in una sceneggiatura di “rara bruttezza”, tutta “telefonata” e con dialoghi da denuncia penale, da soli capaci di “affogare” sul nascere ogni possibile “trasalimento ansiogeno”. E’ probabile che sarebbe stata comunque un’impresa impossibile per chiunque tentare “di nobilitare” cinematograficamente parlando, una storia così intricatamene contorta, dove erano gli snodi narrativi ad avere il privilegio della priorità – qui riportati alla “condensazione” essenzializzata tipica della Selezione del Readers' Digest e raggruppati in un arco temporale così ristretto da rendere ancor più problematica la credibilità dei tempestivamente infallibili “dipanamenti” dei vari enigmi disseminati lungo il percorso da parte de “soliti, notissimi eroi” di turno, fino alla “soluzione” finale persino sconcertante nella sua ovvietà. Ron Howard ha quindi fatto tutto quello che era nelle sue (non eccezionali) possibilità, ma ho l’impressione che il tempo (più cha la luna) sarà un severo maestro (anzi giudice) capace di riportare il fenomeno nella sua esatta dimensione di mediocrità, perché se non è certamente un buon film non si può nemmeno dire che sia del tutto brutto: è semplicemente “inutile”. Nemmeno i tre attori principali si sono presi molto sul serio (e rappresentano un ulteriore elemento di disturbo) tutti scoloriti ed “esterni”, assolutamente privi della necessaria caratura “carismatica”che i loro personaggi richiederebbero, da un Tom Hanks anche fisicamente “discutibile” e insolitamente sottotono, a una Tauton più scialba e inconsistente del solito, fino a Jean Reno solo leggermente più robusto, ma penalizzato da una “impossibile” esplicitazione verbale (colpa forse del doppiaggio?) affettata e ridicolmente disturbante, che lo avvicina spesso a una - è auspicabile - involontaria parodia dell’Ispettore Clouseau. Di gran lunga migliore la resa dei “cattivi” di turno, dal sempre eccellente e ormai rodato McKellen, al fisicamente pertinente Molina (forse solo leggermente al di sotto del suo abituale standard), con una menzione particolare per Paul Bettany, monaco ieratico e “assatanato” credibilissimo e terrificante al punto giusto. Beh tutto sommato (e per concludere) almeno un merito dobbiamo comunque riconoscerglielo a questo Codice (e non è davvero di poco conto): quello di aver contribuito per lo meno a dare una consistente boccata d’ossigeno alla sopravvivenza delle sale, per una volta tanto ritornate “miracolosamente a riempirsi” come da tempo non succedeva!!!!!!!!

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