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Le mele di Adamo

Regia di Anders Thomas Jensen vedi scheda film

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La recensione su Le mele di Adamo

di Atreides
9 stelle

Da una parte c'è Adam, neonazista appena uscito di prigione che deve scontare un periodo di riabilitazione presso una parrocchia di campagna, dall'altra Ivan, il pastore della parrocchia. In riabilitazione ci sono anche Gunnar, ex tennista alcolizzato e Khalid, un arabo rapinatore seriale. Più avanti farà il suo ingresso Sara, ex alcolista rimasta incinta per un rapporto occasionale durante un viaggio in Indonesia che, disperata per il 60% di probabilità che avrà il suo bambino di essere handicappato si rivolge ad Ivan in cerca di conforto. Poi c'è un dottore grottesco e privo di tatto, brutalmente onesto e strafottente.

 

Sarebbe tutto troppo semplice relegare il ruolo di elemento "sbagliato" ad Adam perché la realtà è molto più complicata e indescrivibilmente più amara. Questa parrocchia di campagna è un luogo grottesco e strampalato, in cui accadono cose esilaranti ma presentate in modo decisamente sbilenco.

 

Questo non è solo una semplice commedia nera ma un disperato dramma relativo alla relatività del male (Nonché alla sua Banalità) perché l'elemento più umano si rivela essere proprio quello che dovrebbe ricoprire il ruolo del malvagio.

Adam è strafottente al suo colloquio introduttivo con Ivan che a lui chiede solo un singolo obbiettivo a sua esclusiva scelta. Adam quindi decide di voler preparare unLa torta di mele con i frutti del melo piantato nel cortile della Chiesa, dovrà aspettare Agosto, quando matureranno.

 

Ma c'è qualcosa che non va: Ivan sembra l'uomo più ingenuo che sia mai esistito, non attribuisce assolutamente nulla alla cattiveria altrui ma trova sempre una spiegazione che vede l'altro prepararsi a fare qualcosa di positivo, non solo, sembra non essere in grado di vedere la realtà, infatti nega sia il suicidio di sua moglie che la disabilità del figlio, non solo, per convincere Sara a non abortire, affermache quet'ultimo prende ottimi voti a scuola e non sta mai fermo. Questa si ricrederà dopo qualche tempo, quando vedrà il figlio del pastore e quasi impazzirà.

 

Abusato sessualmente per lungo tempo da piccolo, Ivan è stato colpito dall'ennesima tragedia, un tumore al cervello che ha cambiato totalmente la sua mente portandolo all'attuale rifiuto categorico della realtà.

 

Quello che è importante capire di Ivan, è che egli attribuisce tutto il male che conosce il mondo a  Satana, al maligno, la sofferenza è qualcosa che Dio non sa infliggere. La vita è fatta di prove ma è Satana ad imporle.

 

L'insofferenza di Adam nei confronti del pastore finisce per essere molto diversa da quella di uno schiavo di un'ideologia basata sull'odio verso chi non ha nemici ma assume i connotati di una sorta di illuminazione, una presa di coscienza di un ruolo in cui la ragione viene tragicamente separata dal benessere e dall'armonia.

 

Ed è grazie al fino ad allora ricorrente Libro di Giobbe che in chiesa esplode un'ordigno accuratamente progettato non con lo scopo della distruzione ma con quello del dolore.

Una scena magistrale che presenta un dialogo privato tra Adam ed Ivan, all'interno della chiesa, caricato di una tensione drammatica insostenibile. Nel Libro di Giobbe "ci sono un sacco di coccodrillo ma parla anche di altro", ed è così, Satana non c'entra, è Dio, il padrone dei cieli, il carnefice supremo, lo scommetitore assetato di fede e nient'altro e non importa se non hai mai avuto un cammello, la tua storia era stata già scritta con il sangue sulle pagine ingiallite del mito.

Dio ti odia Ivan.

E se ti dico questo è solo perché io sono cattivo e tu non ci puoi fare proprio niente.

 

Ma la parola "Male" non è sinonimo di "Fine" perché nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma ed il teatro di questa trasformazione non è altro che una labirintica galleria degli specchi.

 

Il finale commovente è l'occasione di un bilancio esistenziale frutto del più rudimentale processo di calcolo possibile, si ride, si piange, si soffre ma soprattutto si esiste.

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