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Il grande silenzio

Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film

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La recensione su Il grande silenzio

di maghella
9 stelle

1968, Sergio Corbucci, genere Western - western all’italiana -. In quell'anno erano già usciti i capolavori di Sergio Leone, in cui il personaggio de Il Monco, il bounty killer, era l’eroe indiscusso dei film leoniani. Corbucci capovolge tutto con questo suo settimo western.

Jean-Louis Trintignant

Il grande silenzio (1968): Jean-Louis Trintignant

Silenzio (Jean-Louis Trintignan), il nome del protagonista, è un pistolero muto, che cerca vendetta per sé e per gli abitanti del villaggio di Snowville - nello Utah - che sono tiranneggiati da un gruppo di bounty killer, capeggiati da Tigreiro. A Silenzio sono state recise le corde vocali quando era un ragazzino, per impedirgli di dire chi fossero gli assassini dei suoi genitori. Da allora è diventato una sorta di giustiziere, che opera ai confini della legalità, provocando chi vuole uccidere, in modo da non estrarre lui la pistola per primo ed essere così sollevato dall’omicidio, per legittima difesa. Silenzio, quando non uccide rende inoffensive le proprie vittime, amputando i pollici delle mani,

impedendogli così di premere i grilletti delle pistole. Questo è il personaggio meraviglioso, inventato dopo Django, da Sergio Corbucci. 

Frank Wolff

Il grande silenzio (1968): Frank Wolff

Lo sceriffo Corbet (Frank Wolff), viene mandato dal governatore a Snowville, per cercare di arginare le attività dei bounty Killer, in attesa dell’amnistia che renda i banditos liberi, e finalmente, eliminare una volta per sempre, le taglie e quindi le figure di questi mercenari che operano omicidi a pagamento, coperti dalla legge.

Jean-Louis Trintignant, Vonetta McGee

Il grande silenzio (1968): Jean-Louis Trintignant, Vonetta McGee

Pouline (Vonetta McGee), è la vedova di uno di questi banditos assassinati da Tigros, che per vendicarsi cerca l’aiuto di Silenzio, chiamandolo al villaggio.

Pollicut (Luigi Pistilli) è il banchiere di Snowville che si arricchisce anticipando allo sceriffo i soldi per le taglie sui banditos, arricchendosi in questo modo con le percentuali che gli vengono date dal governo. E’ anche colui che ha fatto uccidere i genitori di Silenzio. Per questo motivo ha già assaggiato la sua vendetta perdendo il pollice della mano destra durante uno scontro a fuoco con lui.

Klaus Kinski, Luigi Pistilli

Il grande silenzio (1968): Klaus Kinski, Luigi Pistilli

Poi c’è Tigros (Klaus Kinski). Tigros è il capo dei bounty killer, il vero genio del male, colui che riesce a mantenere l’equilibrio tra ciò che è legale e ciò che non lo è. Dai modi quasi effeminati rispetto ai suoi “colleghi”, educato, dalla parlantina eloquente, riesce sempre con l’inganno a farsi consegnare le sue vittime, che lui definisce “merce”. Proprio come fa il Monco insieme al colonnello Mortimer in “Per qualche dollaro in più” del 1965 di Sergio Leone, anche Tigro fa la conta dei morti per vedere a quanto ammonta il suo incasso. Ma in questo caso Corbucci capovolge il significato di tale azione. I banditos sono per lo più disgraziati, sprovveduti, ladruncoli, che si nascondono tra i boschi in attesa dall'amnistia. Tigros non incarna sicuramente la giustizia, ma anzi, quello che di più ingiusto possa esserci. La forza del prepotente, del furbo, di chi  sa come destreggiarsi con i potenti e i forti. Non si impaurisce quando viene a sapere che Silenzio è in paese per ucciderlo, non si sgomenta quando viene messo in galera dallo sceriffo per un cavillo giudiziario, sa come uccidere e far passare l’omicidio come un incidente. Tigros è un diavolo, uno che ha il pelo sullo stomaco, uno che sa usare le persone, che sa mettere uno contro l’altro,  che non cade nel tranello delle provocazioni, che non perde la calma, che fa uccidere e uccide, che fa pentole e coperchi. Il vero vincitore della storia, a tutti gli effetti.

Klaus Kinski

Il grande silenzio (1968): Klaus Kinski

Silenzio è interpretato da un intenso Jean-Louis Trintignant, che si sradica dalla sua comfort zone di attore drammatico e intellettuale, per mettere i panni di un insolito e originalissimo pistolero muto. Pare che il ruolo fosse inizialmente pensato per il più collaudato Franco Nero, ma devo dire che Trintignant è parso più che convincente, dando al suo personaggio il giusto profilo iconico, ma veramente personale e riuscitissimo. Un’altra mirabile invenzione legata a Silenzio è la sua pistola semiautomatica, che viene tenuta in una fondina di legno che diventa anche la sua impugnatura, facendola trasformare in una sorta di mitraglietta: una genialata.

Ma il vero miracolo di questo film è Tigreiro, interpretato da Klaus Kinski. L’attore tedesco si libera da gobbe, tic e altre sovrastrutture, per dare corpo ad un personaggio che diventa primario e per nulla caratteriale. Tigreiro è il male, ma non quello cialtronesco e volgare, facilmente riconoscibile. Kinski dà prova delle sue grandi capacità attoriali, incarnandosi profondamente con questo personaggio che necessità di molte sfumature per innalzarsi e diventare qualcosa di più complesso. La risatina beffarda che costantemente aleggia sul volto di Kinski non è il ghigno che ci si potrebbe aspettare, ma piuttosto il segno di una consapevolezza di riuscire ad ottenere i risultati sperati. Dietro agli occhi di ghiaccio e al sorriso sicuro, c’è lo studio del proprio ruolo, non un semplice “cattivo”, ma una vera e propria maschera del male che non conosce paura, anche quando le cose sembrano non andare come vorrebbe. Un grandissimo Klaus Kinski, quindi, che si prepara ai ruoli che lo renderanno importante con i film di Herzog negli anni a seguire.

Un cast eccellente, che contribuisce a rendere il film uno tra i western più belli in assoluto, e che a mio parere non ha veramente niente da invidiare ai lavori di Sergio Leone.

Un altro aspetto che ha contribuito all'ottima riuscita del film è la scelta del set. Le montagne delle Dolomiti, la neve e le foreste delle Alpi italiane fanno da cornice e ispirano Corbucci a delle scelte registiche degne di nota. Sequenze indimenticabili e molto difficoltose, con cavalli che sprofondano nella neve, contrasti di colori, primi piani struggenti, diligenze che appaiono tra le nebbie nevose, rendono questo film realmente unico nel suo genere.

Per finire, l’ottima colonna sonora di Ennio Morricone, non poteva mancare come fiore all’occhiello per il film, che per me, è sicuramente nella top ten dei migliori western in assoluto.

scena

Il grande silenzio (1968): scena

 

Una nota a parte la merita la presenza di una insolita Marisa Merlini nel ruolo secondario della “donna del saloon”: sempre una bravissima caratterista anche in un ruolo che non è proprio nelle sue corde.

Immancabile la presenza di Mario Brega, indispensabile in questo genere di film.

Marisa Merlini

Il grande silenzio (1968): Marisa Merlini

 

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